
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
Riformare il mercato finanziario per accelerare la transizione ecologica. Ecco cosa chiede una coalizione di investitori e fondi pensione all’Europa.
I cambiamenti climatici rappresentano un fattore di rischio elevato per la stabilità della finanza mondiale per gli investitori dell’Institutional investors group on climate change (Iigcc). Abbastanza da indurre questa coalizione di investitori responsabili e fondi pensione europei a pubblicare un documento per convincere l’Europa a riformare il suo mercato finanziario per permettere una più rapida transizione verso un’economia zero emissioni. Una presa di posizione non irrilevante se si considera che il gruppo riunisce oltre 120 investitori per un portafoglio complessivo di 13 miliardi.
La principale richiesta dell’Iigcc è l’abbandono in blocco degli investimenti sui combustibili fossili e la decarbonizzazione del settore dei trasporti. In seguito, raccomandano l’introduzione di un tetto al mercato delle emissioni (Emissions trading system, Eu Ets). Misure chiave per orientare gli investitori da accompagnare a incentivi, che secondo l’Iigcc potrebbero assumere la forma di premi all’innovazione in tutti i settori dell’industria europea, non solo quello delle fonti di energia.
Il gruppo apprezza che la riforma europea delle assicurazioni (conosciuta sotto il nome di Solvency II), incoraggi gli investimenti in infrastrutture sostenibili prevedendo un trattamento favorevole rispetto al passato. Questo perché l’esposizione alle catastrofi climatiche può avere un impatto enorme sul valore degli immobili e delle infrastrutture. L’Iigcc insiste però sull’importanza di una comunicazione più trasparente nei confronti degli investitori sui rischi climatici in tutti i settori, non solo in quello delle infrastrutture.
È atteso per aprile 2017 il primo rapporto della Task force on climate-related financial disclosures (Tcfd), un gruppo di lavoro composto da una trentina di dirigenti di multinazionali nato alla fine del 2015 per elaborare linee guida volontarie per facilitare la comprensione fra imprese e investitori sugli aspetti finanziari connessi al clima. Più sostanzioso il contributo che si attende dalla Commissione europea. Si discute in particolare di riservare da qui al 2020 almeno il 20 per cento del budget europeo ad azioni per il clima. Un segnale forte e concreto ai mercati di un cambio di passo in materia di transizione energetica.
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
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