Cos’è l’Isis-K, il gruppo dello Stato Islamico oggi più attivo all’estero

L’attacco a Mosca di Isis-K ha riacceso i riflettori sullo Stato Islamico, che in Occidente si dava per sconfitto, ma in realtà è attivo in Africa e Asia

La rivendicazione da parte dello Stato Islamico del Khorasan – comunemente conosciuto con l’acronimo di Isis-K – dell’attacco a Mosca di venerdì notte, che ha causato la morte di almeno 137 persone, ha riacceso i riflettori su un nemico che, almeno in Occidente, si credeva sconfitto. I principali commentatori nei nostri media si dicevano stupiti dell’attacco da parte dell’organizzazione terroristica di matrice jihadista che, in teoria, la coalizione avrebbe battuto in Siria e in Iraq.

Eppure, solo due mesi fa, lo stesso gruppo ha rivendicato l’attentato a Kerman, in Iran, nei pressi del cimitero dov’è sepolto il generale Qasem Soleimani, in cui sono morte almeno 91 persone. E, in generale, per quanto siano diminuiti gli attacchi rivendicati dalla galassia di milizie che compone lo Stato Islamico, il gruppo è stato molto attivo in Asia centrale e in Africa. Nel 2023, infatti, sono stati rivendicati 1.121 attacchi da parte dei vari gruppi legati allo Stato Islamico.

Quindi, lo Stato Islamico è stato davvero sconfitto? E chi sono i miliziani del cosiddetto Isis-k?

Che cos’è lo Stato Islamico?

Lo Stato Islamico di Siria e Iraq – conosciuto con gli acronimi inglesi Isis o Isil e con l’acronimo arabo di Daesh – è un’organizzazione terroristica di matrice jihadista diventata nota alle cronache il 29 giugno 2014 quando Abu Bakar al-Baghadi, con un discorso tenuto all’interno della Grande Moschea al-Nuri di Mosul, in Iraq, si è autoproclamato Califfo.

Le origini dell’Isis si fanno risalire al movimento al-Jamāʿat al-Tawḥīd wa l-Jihād (Al Qaeda in Iraq) rinominato poi nel 2006 “Stato Islamico di Iraq” affiliato ad Al Qaeda e fondato da Abu Musab al-Zarqawi nel 2003, in risposta all’invasione statunitense dell’Iraq.

Già nel 2013 il gruppo aveva proclamato la propria unificazione con il ramo siriano di Al Qaeda che aveva conquistato una cospicua parte del territorio siriano durante le prime fasi della guerra civile contro il governo di Bashar al-Assad. Proprio in seguito a questa unificazione, al-Baghdadi ha scelto la città siriana di Raqqa come capitale di quello che da allora è conosciuto come Stato Islamico di Siria e Iraq (Isis).

Da quel momento, diversi gruppi in diverse aree del mondo annunciarono la loro affiliazione allo Stato Islamico – ed è per questo motivo che bisognerebbe parlare di Is e non più Isis. Le più famose sono il gruppo libico, quello nel Caucaso, nella regione africana del Sahel che ha portato alla nascita nel 2014 della missione G5 Sahel voluta dall’allora presidente francese François Hollande, in Yemen, in Mozambico, in Somalia, nel sudest asiatico, nel Sinai e nella regione del Khorasan.

A distanza di dieci anni dalla presa del potere di Al-Baghdadi, l’Isis si può dire che ha quasi completamente perso i territori conquistati in Iraq e in Siria, dove nel 2019 gli eserciti regolari hanno riconquistato le regioni perse, ma cellule dell’Isis sono ancora attive nei due Paesi. Nello stesso tempo, le branche dello Stato Islamico in Africa e in Asia hanno aumentato la loro operatività, e tra queste c’è anche l’Isis-K.

Cos’è Isis-K?

Lo Stato Islamico – provincia del Khorasan (Isis-K o Is-Kp) è un ramo regionale del gruppo jihadista salafita Stato Islamico attivo in Asia centro-meridionale, nella regione storica del Grande Khorasan che comprende l’Afghanistan, il Tagikistan, il sudovest del Turkmenistan e dell’Uzbekistan e il nordovest dell’Iran.

L’Is-Kp ha l’obiettivo di destabilizzare, rovesciare e soppiantare i governi esistenti nella regione storica del Khorasan per creare un Califfato in Asia centrale, con la visione di allargare il proprio territorio nel resto del continente.

Grande Khorasan
La mappa della regione storica del Grande Khorasan © Governo degli Stati Uniti via Wikimedia Commons

Il gruppo è operativo soprattutto in Afghanistan dove la coalizione a guida statunitense ha combattuto, spesso a fianco ai Talebani, contro i miliziani dello Stato Islamico e di Al Qaeda. Nei suoi primi tre anni di vita, l’Is-Kp ha lanciato attacchi contro gruppi minoritari, aree e istituzioni pubbliche e obiettivi governativi nelle principali città dell’Afghanistan e del Pakistan. Nel 2018 è stato inserito tra le prime quattro organizzazioni terroristiche più letali al mondo, secondo il Global Terrorism Index dell’Institute for Economics and Peace.

Il governo dei Talebani, insieme all’Iran, è uno dei principali target degli attacchi di Is-Kp, il più famoso è certamente quello avvenuto allaeroporto di Kabul nell’agosto del 2021, in cui morirono almeno 200 persone, ma anche quello contro l’ambasciata russa a Kabul nel settembre 2022, a dimostrazione la Russia è un obiettivo del gruppo da molto tempo, colpita già nel cuore di San Pietroburgo nel 2017.

Che ruolo hanno i tagiki?

L’Is-Kp è stato fondato da ex membri dei Talebani pakistani, dei Talebani afghani e del Movimento islamico dell’Uzbekistan. Nel corso del tempo, tuttavia, il gruppo ha attinto militanti da vari altri gruppi.

Uno dei maggiori punti di forza del gruppo è la capacità di sfruttare l’esperienza locale dei combattenti e dei comandanti. L’Is-Kp ha iniziato a consolidare il territorio nei distretti meridionali della provincia di Nangarhar, che si trova al confine nord-orientale dell’Afghanistan con il Pakistan ed è il sito dell’ex roccaforte di al-Qaeda nell’area di Tora Bora. L’Is-Kp ha sfruttato la sua posizione al confine per raccogliere rifornimenti e reclute dalle aree tribali pakistane, nonché l’esperienza di altri gruppi locali con cui ha stretto alleanze operative.

Un’altra componente, più silenziosa, ma più operativa è quella dei tagiki. Subito dopo le esplosioni del 3 gennaio a Kerman, le autorità iraniane avevano identificato uno dei due attentatori suicida confermando si trattasse di un cittadino tagiko. Poco dopo, l’agenzia di stampa afghana vicina ai Talebani Almirsad ha confermato che anche il secondo attentatore era di nazionalità tagica. Sempre secondo l’agenzia di stampa talebana, il Tagikistan è un nuovo hub di reclute per l’Is-Kp.

Il fatto che, dopo gli attacchi in Iran, anche i miliziani responsabili dell’attentato a Mosca siano tagiki, è indicativo della visione geografica sempre più ambiziosa di Is-Kp nell’’attrarre combattenti dai vicini settentrionali dell’Afghanistan. Dalla presa di potere dei Talebani nell’agosto 2021, l’Is-Kp ha ampliato la sua portata operativa nell’ambito di una strategia interconnessa di regionalizzazione e internazionalizzazione, con l’Asia centrale come obiettivo principale. Il ramo ha sviluppato un proprio apparato di propaganda, che ora comprende ali tagike e uzbeke per fare appello ai centroasiatici e accrescere la propria base di sostegno, reclutare e raccogliere fondi, oltre a minacciare e incitare ad attacchi dentro e fuori la regione.

La Russia ha ricoperto storicamente un ruolo nel combattere le organizzazioni di stampo jihadista: ha permesso nel 2001 l’invasione dell’Afghanistan, ha combattuto a fianco di Assad in Siria contro lo Stato Islamico, è presente con la Wagner in Africa in diverse regioni dove la milizia russa dice di combattere i terroristi, e ha da sempre un problema interno con i separatisti a maggioranza islamica della Cecenia e del Dagestan. Il fatto che Mosca sia percepita come un nemico non è una novità; la novità, forse, è che abbia sottovalutato il pericolo.

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