— المرصد السوري لحقوق الإنسان (@syriahr) January 29, 2022
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
I combattimenti in Siria tra miliziani dello Stato islamico e la coalizione a guida curda sono andati avanti per sei giorni, con un bilancio drammatico.
In Siria la guerra non accenna a fermarsi. I combattenti dello Stato islamico hanno assaltato la prigione di Ghwayran, dove si trovano detenuti migliaia di jihadisti. La reazione delle Forze democratiche siriane, composte essenzialmente da curdi, non si è fatta attendere e i combattimenti sono andati avanti per giorni. Ora è tornata la calma e l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh) è riuscito a stilare un primo bilancio degli scontri: 373 morti, un numero destinato a salire.
Il 20 gennaio un’autobomba ha colpito l’ingresso della prigione di Ghwayran, una struttura nel nord-est del paese controllata dai curdi. Poco dopo altre esplosioni hanno interessato l’edificio, dove si trovano detenuti circa 3.500 jihadisti. Le Forze democratiche siriane (SDF), un’alleanza militare a guida curda, sostenuta dagli Stati Uniti e di presidio alla prigione, ha addossato la responsabilità dell’attacco a miliziani dello Stato islamico, aventi come obiettivo la liberazione di loro compagni combattenti.
Dopo gli attentati i jihadisti sono passati all’attacco sul terreno e sono riusciti a prendere il controllo della prigione. Era dal 2019, quando il califfato islamico dell’Isis ha perso l’ultimo avamposto nell’est del paese, Baghouz, uscendo di fatto sconfitto dalla guerra, che i jihadisti non effettuavano un attacco così su larga scala. Molti combattenti sono stati liberati, mentre 850 minori reclusi sono stati presi in ostaggio dai miliziani.
La reazione delle Forze democratiche siriane non si è però fatta attendere: da una parte hanno effettuato raid aerei contro i miliziani, dall’altra hanno cercato di forzare il blocco davanti alla prigione, estendendo gli attacchi anche al quartiere di Zuhour, divenuta la base operativa delle operazioni dello Stato islamico a Ghwayran. I combattimenti sono andati avanti per giorni e l’alleanza curda si è anche spesa per bloccare l’evasione di decine di jihadisti (alcuni sono riusciti a scappare). Dopo una settimana la coalizione anti-Isis è riuscita a riprendere il controllo della prigione e a riportare la calma nell’area. Almeno mille prigionieri dell’Isis si sono arresi.
Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), durante gli scontri ci sarebbero stati almeno 373 morti: 268 jihadisti, 98 miliziani curdi e 7 civili. Un bilancio destinato a peggiorare, dal momento che ci sono aree dell’enorme prigione di Ghwayran che non sono state ancora scandagliate a sufficienza. Un portavoce delle Forze democratiche siriane ha detto che tutti gli ostaggi sono stati liberati. Ma la situazione nell’area resta critica: l’Unicef ha denunciato che le violenze hanno costretto quasi 45mila persone nella zona a fuggire, la maggior parte donne e bambini.
La guerra in Siria sta per compiere il suo undicesimo anno. Nel 2021 sono morte almeno 3.700 persone, dall’inizio del conflitto invece la quota dei decessi per l’Onu ha toccato quota 350mila ma l’Osservatorio siriano dei diritti umani parla addirittura di 500-600mila, considerando anche i decessi per conseguenza indiretta della guerra.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto indica che la capitale dell’Indonesia Giacarta accoglie ormai 42 milioni di persone: più di Dacca, seconda, e di Tokyo.
Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.
La sentenza è arrivata sul caso di due cittadini polacchi sposati in Germania. La Polonia si era rifiutata di riconoscere il loro matrimonio.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Il piano di pace per l’Ucraina ricorda molto quello per la Striscia di Gaza. Kiev dovrebbe cedere diversi suoi territori alla Russia e ridimensionare l’esercito.
La risoluzione dell’Onu su Gaza prevede l’invio di truppe internazionali e il disarmo di Hamas. Ma la strada è subito in salita.
Un rapporto della ong israeliana PHRI denuncia la strage di palestinesi nelle strutture detentive israeliane. I morti ufficiali sono 98 ma si contano centinaia di dispersi.
La procura di Istanbul ha formulato le accuse nei confronti dell’ex sindaco Ekrem Imamoglu. I capi d’accusa per l’oppositore di Erdoğan sono 142 per oltre 2.500 anni di carcere.
