Un compromesso piatto e al ribasso. La Cop30 sul clima ha deluso le aspettative ed è terminata con accuse reciproche tra i governi.
È la dimostrazione che l’economia può rispettare l’ambiente. Osservando i dati sulle emissioni di gas serra in Italia a partire dal 1990, l’Ispra segnala un trend positivo.
L’economia italiana cresce in modo sostenibile, con le emissioni di gas serra che continuano a diminuire. Nel 2016 sono calate del 17,5 per cento rispetto al 1990 – passando da 518 a 428 milioni di tonnellate di CO2 – e dell’1,2 per cento rispetto al 2015. Nel 2017 sono scese di un ulteriore 0,3 per cento, a fronte di un aumento del pil dell’1,5 per cento, andamento che sembra confermarsi anche nel primo trimestre del 2018. Lo ha rivelato l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell’Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra del 2018. Del resto, le aziende sono sempre più spinte dai consumatori stessi ad agire in modo rispettoso dell’ambiente e della salute delle persone, perché la sostenibilità è un tema che gli italiani hanno a cuore.
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In particolare, le emissioni di CO2 sono calate del 20,4 per cento nel periodo 1990-2016. Si tratta di un trend molto positivo, frutto dell’efficienza energetica nell’industria e dell’utilizzo di fonti rinnovabili. In Italia, il settore dell’energia e quello dei trasporti sono quelli più inquinanti, responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas serra.
Il settore energetico ha subito grandi trasformazioni negli ultimi 10 anni:aumento efficienza nella produzione termoelettrica, diminuzione del contenuto di carbonio dei combustibili usati, aumento dell’uso del gas naturale. #energia
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L’agricoltura è invece quello che produce il più elevato quantitativo di emissioni di ammoniaca, che sono calate del 21,4 per cento grazie alla riduzione del numero di animali allevati in modo intensivo, alla diffusione di best practice nella gestione degli effluenti zootecnici (l’insieme dei rifiuti prodotti dagli allevamenti), alla diminuzione della superficie coltivata e dell’utilizzo di concimi azotati.
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Rispetto al 1990, l’Unione europea chiede di tagliare del 40 per cento le emissioni di gas serra entro il 2030. Per rispettare questo obiettivo, l’Italia dovrà ridurle, rispetto al 2016, di una quantità pari a circa 50 megatonnellate di CO2 equivalente annui. C’è ancora molto lavoro da fare, ma le aziende sono consapevoli che ormai la questione dei cambiamenti climatici sia una priorità e che addirittura non affrontarla comporti dei grossi rischi a livello finanziario.
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