Il secondo produttore al mondo sigla una decisione storica. Ma gli allevamenti avranno tempo fino al 2034 per chiudere.
Il film, prodotto da Leonardo DiCaprio, racconta il drammatico impatto della produzione di carne sul pianeta e le omissioni delle associazioni ambientaliste.
Gli allevamenti intensivi stanno condannando il pianeta Terra, ma le associazioni ambientaliste non affrontano la questione. Questa la teoria su cui si basa Cowspiracy, gioco di parole tra cow (mucca) e conspiracy (cospirazione), documentario dedicato al reale impatto ambientale degli allevamenti.
Il film, realizzato nel 2014, è diretto dagli statunitensi Kip Andersen e Keegan Kuhn e prodotto da Leonardo DiCaprio. L’attore hollywoodiano, vegetariano e impegnato in prima persona nella tutela dell’ambiente, ha deciso di finanziare il film per favorirne la diffusione, inizialmente però i due filmmaker californiani erano riusciti ad avviare il progetto grazie ad una raccolta fondi dal grande successo.
Un allevamento di mucche sembrerebbe più innocuo e meno impattante di una fabbrica, in realtà il bestiame allevato produce una grande quantità di metano e ossido nitroso, ovvero gas serra. Kip Andersen, co-regista e protagonista della pellicola, racconta di aver scoperto, tramite un rapporto della Fao, che l’allevamento del bestiame genera più gas serra dell’intero settore dei trasporti e che il metano prodotto dagli animali è cento volte più distruttivo rispetto all’anidride carbonica delle automobili.
I dati presentati dal documentario, mutuati dalle recenti ricerche condotte da grandi organizzazioni internazionali come Fao, Science Mag, Nasa, World Watch, sono impressionanti. Gli allevamenti genererebbero 32 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, il 51 per cento delle emissioni di gas serra a livello mondiale, mentre le industrie di latticini e carne usano il 30 per cento di tutta l’acqua dolce del mondo.
Il film accusa le organizzazioni ambientaliste di coprire questa realtà, i due registi si rivolgono alle principali organizzazioni del settore per chiedere perché gli allevamenti intensivi, considerato l’enorme impatto ambientale, non vengano combattuti e perché le informazioni in tal senso siano carenti.
“Penso sia una battaglia persa a livello politico – risponde nel film Michael Pollan, autore di libri-inchiesta sull’alimentazione. – Molte di queste organizzazioni sono associative. Vogliono massimizzare il numero di persone coinvolte nei loro progetti e se venissero identificati come “anti-carne”, sfidando qualcosa di così caro alle persone, che la gente non vuole cambiare, avrebbero problemi con la raccolta fondi”.
Nel 2014, il documentario è stato proiettato in diverse città d’Italia grazie all’organizzazione animalista Essere animali. Oggi è possibile scaricare il film, o acquistare il dvd, direttamente dal sito dedicato, oppure si può trovare anche su Netflix.
Cowspiracy è un film emozionante che vi porterà in luoghi scomodi lontani dalle zone di comfort, vi insegnerà che anche le associazioni ambientaliste si piegano agli interessi economici, politici e sociali, e che il vero cambiamento inizia da noi stessi.
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