Ore di tensione con l’Idf ma passa la linea Netanyahu che prevede l’eliminazione di Hamas e, successivamente, la restituzione agli arabi.
- Approvato il piano di Netanyahu: l’Idf occuperà Gaza City, tempo fino al 7 ottobre ai civili per l’evacuazione.
- Il piano prevede l’eliminazione di Hamas, il rilascio degli ostaggi, la messa in sicurezza e la restituzione a una entità araba.
- Durissime le Nazioni Unite: fermare subito l’occupazione, è contraria al diritto internazionale.
Al termine di una riunione fiume, durata dieci ore e conclusasi nelle prime ore del giorno, il Consiglio di Sicurezza israeliano ha approvato la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di concedere alle Forze di difesa israeliane (Idf) il controllo su Gaza City. In altre parole: di procedere militarmente con l’occupazione di Gaza.
Il comunicato dell’ufficio del premier illustra i cinque principi cardine che dovranno essere seguiti nell’occupazione di Gaza.
- disarmo totale di Hamas:
- rilascio di tutti gli ostaggi, inclusi i deceduti;
- smilitarizzazione della Striscia;
- presa del controllo delle sicurezza dell’area da parte israeliana;
- formazione di un’amministrazione civile alternativa sia a Hamas che all’Autorità nazionale palestinese, che controlla al momento la Cisgiordania.
Secondo Times of Israel, ai palestinesi sarà concesso fino al 7 ottobre 2025 — data fortemente simbolica, secondo anniversario dell’attacco del 7 ottobre 2023 — per evacuare Gaza City, dopodiché inizierà la fase offensiva dell’occupazione di Gaza e la presa del controllo militare. L’esercito continuerà a fornire assistenza umanitaria “al di fuori delle zone di combattimento”.
La spaccatura interna sull’occupazione di Gaza
La decisione, fa sapere l’ufficio del premier Netanyahu, è stata approvata da una “maggioranza decisiva” dei ministri, una formula che lascia però intendere – in combinazione con la durata record della riunione – la forte spaccatura tra governo e Idf sulla decisione presa: forti resistenze infatti sarebbe state espresse dal capo di stato maggiore Eyal Zamir, preoccupato per la sicurezza degli ostaggi e lo stato di usura dell’esercito. Dal lato opposto c’era l’ala più oltranzista del governo israeliano, sostenuta dal ministro della Difesa Bezalel Smotrich, che addirittura propendeva per l’annessione totale e definitiva della Striscia di Gaza.
A prevalere è stata invece la linea di Netanyahu, che era stata preannunciata già ieri nel corso di una intervista a Fox News: già nel pomeriggio infatti il premier aveva chiarito che Israele non intendeva occupare Gaza in modo permanente, bensì stabilire un “perimetro di sicurezza” prima di affidare il controllo a “forze arabe” che garantiscano stabilità alla zona.
L’Onu: fermare subito il piano
La decisione dell’occupazione però ha suscitato sin dal suo pre-annuncio forti critiche in patria — con manifestazioni di ex ostaggi e famiglie dei prigionieri che chiedevano negoziati per la loro liberazione — e nella comunità internazionale. Le Nazioni Unite, tramite l’Alto commissario per i diritti umani Volker Turk, hanno avvisato che “il piano per il completo controllo militare della Striscia di Gaza occupata deve essere immediatamente fermato“, in quanto contrario al diritto internazionale, ha continuato il signor Türk, riferendosi alla sentenza della Corte internazionale di giustizia secondo cui Israele deve porre fine alla sua occupazione e raggiungere una soluzione a due Stati che dia ai palestinesi il diritto all’autodeterminazione.
Non si è fatta attendere la reazione di Hamas, che ha ovviamente respinto il piano. In una dichiarazione ufficiale l’organizzazione politico-militare che controlla la Striscia ha affermato che la popolazione di Gaza “continuerà a ribellarsi contro l’occupazione” avvisando che “lespansione dell’aggressione contro il nostro popolo palestinese non sarà una passeggiata”.
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