Israele vuole introdurre la pena di morte per i palestinesi accusati di terrorismo

Il governo di Israele ha approvato un disegno di legge che reintroduce la pena di morte per chi uccide cittadini israeliani. Ma solo se è palestinese.

  • Il disegno di legge arriva dopo l’uccisione di due cittadini israeliani a Nablus da parte di un attentatore palestinese.
  • La normativa sulla pena di morte verrà votata nei prossimi giorni dalla Knesset, il parlamento monocamerale di Israele.
  • Amnesty International, l’Onu e anche la procuratrice generale di Israele hanno criticato la disposizione.

Il comitato ministeriale sulla legislazione di Israele ha approvato un disegno di legge che introduce la pena di morte per i terroristi. La misura arriva dopo l’uccisione di due cittadini israeliani a Nablus da parte di un attentatore palestinese ed è uno dei pilastri del nuovo governo Netanyahu insediatosi a fine 2022 e considerato il più estremista di sempre.

proteste israele
Il governo di Israele vuole introdurre la pena di morte per terrorismo © Mostafa Alkharouf/Anadolu Agency via Getty Images

Amnesty International e l’Onu hanno criticato il disegno di legge, sia perché rafforza la pena capitale, sia perché si applica secondo una distinzione etnico-nazionalista ed è di fatto rivolto unicamente ai palestinesi.

Torna la pena di morte

“Una legge giusta e morale”. Così il ministro per la Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, ha definito la nuova normativa approvata dal comitato ministeriale che introduce la pena di morte per le persone accusate di territorismo.

L’iniziativa legislativa arriva dal parlamentare Limor Son Har-Melech, del partito nazionalista di estrema destra Otzma Yehudit. Nel testo si stabilisce che terrorista è chi “intenzionalmente o meno causa la morte di un cittadino israeliano quando l’atto è compiuto per motivi razzisti o di odio e con l’obiettivo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella propria patria”. Una definizione chiaramente politica, dal momento che considera terrorismo solo ciò che è contro Israele e i suoi cittadini ed è giudicato come tale dai tribunali locali. Mentre non si applica per esempio nel caso di un attacco di cittadini israeliani o di altre nazionalità a cittadini palestinesi, o israeliani stessi.

Il disegno di legge prevede poi la pena di morte anche per le persone accusate di terrorismo per episodi avvenuti nei territori occupati della Cisgiordania, con la pratica che sarebbe trasferita ai tribunali militari.

Le critiche a Israele

Il premier Benjamin Netanyahu ha lodato il progetto di legge e sottolineato che ha potere di deterrenza. Ma da altre parti si sono sollevate critiche.

La procuratrice generale di Israele, Gali Baharav-Miara, aveva dato parere negativo alla normativa, in quello che doveva essere un giudizio vincolante ma che è rimasto inascoltato. La sua critica era in generale contro il dispositivo della pena di morte, una pena irreversibile che nel paese è stata praticamente abolita. Il testo è stato definito poi contrario alle leggi fondamentali israeliane, una sorta di Costituzione. E anche la parte sull’applicabilità in Cisgiordania non ha valore, dal momento che in quell’area non si applica la legge israeliana.

A livello internazionale è stato l’Onu a schierarsi contro il disegno di legge.  “Le reintroduzione della pena di morte in Israele è un passo indietro”, ha sottolineato l’organizzazione in una lettera, aggiungendo che a essere colpita sarebbe una minoranza che vive da 55 anni sotto occupazione. L’organizzazione non governativa Amnesty International ha parlato di un progetto di legge “crudele e disumano” paragonabile all’apartheid, dal momento che vuole creare una distinzione su base etnica, politica e di nazionalità riguardo a chi commette dei crimini.

Dopo essere stata approvata dal comitato ministeriale sulla legislazione, la normativa verrà discussa nei prossimi giorni dalla Knesset, il parlamento monocamerale di Israele. Poi verrà sottoposta al voto.

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