Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
La violenza sessuale come mezzo di repressione, è successo in Egitto
Le forze di sicurezza egiziane hanno esercitato violenza sessuale per reprimere le opposizioni. Lo rivela il rapporto dell’organizzazione non governativa International Federation for Human Rights (Fidh). Questo tipo di azioni non sembra essere nuovo nel paese, dove gli arresti e le detenzioni arbitrarie si sono moltiplicati da quando l’attuale regime militare prese il potere nel 2013,
Le forze di sicurezza egiziane hanno esercitato violenza sessuale per reprimere le opposizioni. Lo rivela il rapporto dell’organizzazione non governativa International Federation for Human Rights (Fidh). Questo tipo di azioni non sembra essere nuovo nel paese, dove gli arresti e le detenzioni arbitrarie si sono moltiplicati da quando l’attuale regime militare prese il potere nel 2013, con l’obiettivo di reprimere i Fratelli musulmani, il gruppo islamista che rappresenta la principale minaccia politica al governo in carica. Secondo la Fidh, l’inasprimento nei confronti degli oppositori è stato accompagnato da una triste impennata di stupri, umiliazioni e ricatti sessuali esercitati sui detenuti, siano essi donne, uomini, studenti, attivisti politici, simpatizzanti dei Fratelli musulmani e persino bambini.
Il rapporto evidenzia che “dal luglio 2013 sono stati riportati numerosi casi di stupro su prigionieri politici da parte della polizia, della National security intelligence e delle forze militari all’interno di stazioni di polizia, prigioni civili e militari e centri di detenzione segreti”. Questi dati sono stati raccolti alla fine del 2014, grazie a interviste a ong per i diritti umani, avvocati e vittime.
Sebbene non ci siano prove sull’effettiva complicità degli ufficiali di alto rango, la Fidh espone la portata delle violenze sessuali come dimostrazione dell’uso sistematico e strategico di questo fenomeno. Inoltre, la polizia e le autorità militari non stanno investigando né fermando questo tipo di tortura. Infatti, il rapporto mostra come le vittime che decidono di cercare giustizia siano poi messe a tacere.
Il presidente al-Sisi, l’ex generale che prese il potere grazie all’estromissione del presidente Morsi nel 2013 e che fu poi eletto nel 2014, si è pubblicamente esposto contro la violenza sessuale. Questo, in risposta alla tragica ondata di stupri e aggressioni sessuali sulle donne che ha avuto inizio con le agitazioni politiche che caratterizzarono la deposizione del presidente Mubarak nel 2011. Tuttavia, il rapporto della ong afferma che non sono state messe in atto misure sufficienti per proteggere i cittadini dai vari tipi di aggressione. Di fatto, donne e membri della comunità gay sono costanti vittime di violenze sessuali e intimidazioni da parte delle forze di sicurezza.
Il programma di al-Sisi pare legittimare cinicamente l’uso della forza da parte di polizia e forze armate, ordinando loro di proteggere l’ordine morale, legittimandoli in questo modo a esercitare ampi poteri per reprimere qualsiasi forma di dissidenza. Il rapporto sottolinea che è proprio in questo clima di repressione e impunità che è proliferata la violenza sessuale incontrollata sui prigionieri.
La Fidh lancia un appello al governo egiziano affinché rispetti gli impegni presi in materia di diritti umani. L’Egitto deve fermare l’uso della violenza sessuale da parte dei membri delle forze dell’ordine e terminare la tolleranza nei confronti degli esecutori, consegnandoli alla giustizia.
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