Il turismo escursionistico è una delle forme di viaggio più sostenibili da praticare. E fra i cammini più affascinanti c’è quello che conduce al sito incaico del Machu Picchu, nelle Ande peruviane.
La “Via Mala del Dezzo”
Un trekking per riscoprire le proprie radici, La storica Via Mala del Dezzo univa la Val d’Angolo, con la valle di Scalve in territorio bergamasco
Una di queste è il piacere di ripercorrere a piedi valichi
storici, calcando selciati e mulattiere antiche, fra scenari e
scorci che hanno già riscosso interesse ed emozioni
ancestrali. Si vivono sentimenti e riflessioni probabilmente simili
a quelli sperimentati secoli prima da altri, che sottolineano
l’identità degli uomini al di là delle differenze
epocali.
La storica Via Mala del Dezzo univa la Val d’Angolo, tributaria
della Valcamonica (Bs), con la valle di Scalve in terrritorio
bergamasco (Alpi Orobie Orientali). Si apriva il varco nella costa
della montagna in un paesaggio di forme aspre, fra gole e orridi
risalenti all’ultima glaciazione (15000-12000 anni fa circa)
solcati dal fiume Dezzo. Non a caso l’appellativo Mala, che sta per
Maledetta, in passato contrassegnava di frequente percorrenze
accidentate e inquietanti, come sospese sul a. Questo percorso si
presenta con una forte valenza storica, infatti ha garantito nel
tempo l’unica possibilità di interazione sociale ed
economica fra le comunità locali. Attualmente le due valli
sono collegate da una strada statale, il cui andamento è
spesso snellito da gallerie. Ma questa volta possiamo riscoprire il
richiamo di quel passato scomodo ma intrigante, ripercorrendo
quella Via che allora ci avrebbe consentito il passo solo fra rocce
e stracci di nubi, nebbie e guglie di mezzacosta.
Il nostro itinerario trekking si snoda da sud verso nord in tre
tappe corrispondenti ai 3 relativi tratti rimasti e ora in disuso
della strada storica. Per giungere sul posto occorre portarsi a
Boario Terme, salire ad Angolo Terme, proseguire ed
uscire dall’abitato. Poco dopo si avvista l’imbocco di una prima
galleria della statale e nei pressi, a lato, la vecchia strada
abbandonata che si arrampica sul fianco della montagna. Quindi
andiamo avanti a piedi. Verso valle si allunga il panorama di
Angolo immerso fra i suoi terrazzamenti con la media Valcamonica
sullo sfondo. A monte l’attenzione ricade su gruppi di rocce
stratificate grigio scuro conosciute dai geologi come “calcare di
Prezzo”; qui con l’aiuto di uno scalpellino è possibile
rinvenire fossili di origine sedimentaria, a testimonianza della
presenza antica del mare. Continuando il cammino ci immergiamo
sempre più in un ambiente selvaggio dai toni cupi ed
essenziali, in cui il tempo sembra essersi fermato. Ci riporta alla
realtà solamente la centrale Enel, laggiù sul Dezzo.
Dalla strada si nota un affioramento di rocce verdastre costituito
da un filone di porfirite, materiale eruttivo contenente piccoli
frammenti di quarzo. Sull’altro versante della gola spiccano delle
marmitte evorsive, cioè vani lisci arrotondati e rientranti
nella roccia. Si tratta di forme di erosione dovute all’azione
dell’acqua nei millenni, in tempi in cui il fiume scorreva alto e
vorticoso sino a metà costa del canyon. In mezz’oretta di
cammino raggiungiamo l’uscita dalla galleria della statale.
Chi vuole ampliare l’itinerario, può seguire il sentiero che
si apre alla sua sinistra in direzione Val Padone; in una
quarantina di minuti si giunge in località Padone,
poggio panoramico sugli strapiombi del Dezzo. Tornati in
prossimità del tunnel, dobbiamo proseguire sulla strada
asfaltata per un breve tratto fino alla prossima galleria, dove la
Via Mala riprende tagliando la montagna. Il percorso, ora
interamente scavato nella roccia, si carica di una
potenzialità emotiva particolarmente intensa: profili decisi
affacciati sul vuoto, pareti rocciose inghiottite da voragini
impressionanti, le più profonde di tutto il vallone. Durante
il tragitto si incontrano formazioni geologiche differenti,
distinte da vari stadi di erosione. E’ caratteristico un enorme
blocco roccioso chiamato “Corna Mozza”, geologicamente interessante
in quanto esempio di ammasso roccioso sovrascorso, cioè
proiettato verso l’alto per diverse centinaia di metri dalle forze
tettoniche durante la formazione delle Alpi. La Via ora si
interrompe nuovamente sul nastro asfaltato, a discapito di quella
magia a cui ci aveva ormai introdotti.
Riprenderà a snodarsi in una terza e ultima tappa in
coincidenza della successiva galleria della statale. La nostra
stradina ora ci riserva una nuova sorpresa rivelandoci il fondo
della forra, sempre tanto lontana e inaccessibile finché la
scorgevamo dall’alto. Alcuni gradini infatti scendono verso un
ponticello. Le emozioni rimangono, ma la visuale si capovolge di
fronte agli strapiombi che dal basso ci sovrastano come aggrappati
al cielo.
In breve tempo la Via Mala ci consegna ai panorami verdeggianti
della Valle di Scalve. E qui si conclude quest’esperienza
escursionistica di grande effetto, dove la presenza sottile
dell’uomo si manifesta insieme con la forza selvaggia della natura,
che attraversa senza sottometterla. I tempi di percorrenza
oscillano intorno alle 4 ore di cammino ma possono variare in base
alla “strategia di percorso” adottata; al termine di ogni tappa
infatti il tratto a piedi sulla statale può essere
risparmiato ritornando sui propri passi. Si recupera quindi la
macchina e ci si porta a monte presso l’ingresso del tunnel
successivo, agli imbocchi del sentiero.
Yalmar Tuan
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