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Le due nazioni sudamericane hanno siglato un’intesa per bonificare il lago Titicaca e i suoi numerosi affluenti, devastati dall’inquinamento.
La Bolivia e il Perù hanno firmato il 7 gennaio a La Paz uno storico accordo finalizzato a bonificare l’habitat del lago Titicaca. Il documento prevede una serie di misure volte da un lato a limitare gli agenti inquinanti che ogni giorno si riversano nel bacino d’acqua dolce, dall’altro a ripulirne le acque: un lavoro che costerà complessivamente cinquecento milioni di dollari, e per il cui completamento occorrerà aspettare il 2025.
A siglare l’intesa sono stati i ministri dell’Ambiente dei due paesi: la boliviana Alexandra Moreira e il peruviano Manuel Pulgar. Quest’ultimo ha spiegato che alcuni interventi sono stati già avviati, “come nel caso dei finanziamenti stanziati per la realizzazione di sistemi di trattamento delle acque nelle fabbriche”.
Ad inquinare il lago Titicaca – il più alto al mondo tra quelli navigabili, che per gli indiani delle Ande è un luogo sacro – sono soprattutto i liquidi provenienti dai centri abitati circostanti, che sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi anni. Il lago è infatti alimentato da più di venticinque fiumi, che vi rovesciano acque usate in abitazioni, industrie, miniere, ospedali. Tanto da aver fatto ritrovare perfino antibiotici e metalli pesanti nelle analisi condotte dagli scienziati.
“È un incubo: si sta generando un disequilibrio drammatico per l’ecosistema”, ha spiegato un abitante al quotidiano belga La Libre. In estate, prosegue il giornale europeo, numerosi cittadini hanno partecipato a una serie di iniziative nel tentativo di ripulire gli affluenti. Dal letto dei fiumi è riemerso di tutto: da carcasse di animali a elettrodomestici. In tutto sono state estratte 4 mila tonnellate di rifiuti.
Dal punto di vista della biodiversità si rischia dunque una catastrofe. Il lago è infatti la casa, ad esempio, delle rane giganti, specie unica al mondo. Ma nel gigantesco bacino sudamericano, che si estende per oltre 8.500 chilometri quadrati, vivono anche due specie di pesci in via di estinzione, nonché migliaia di uccelli. Per questo, la decisione dei governi di Perù e Bolivia era attesa ormai da tempo: aspettando ancora, la situazione avrebbero potuto diventare irrimediabile.
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