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L’enciclica sull’ambiente Laudato si’ è stata commentata a Expo Milano 2015 da esponenti provenienti da settori diversi della società. Ma il grido è unanime: “bisogna cambiare forma di sviluppo”.
Il concetto di casa comune fa immaginare un luogo dove gli abitanti sono interdipendenti l’uno dall’altro. Una persona non può fare a meno del contributo degli altri e, allo stesso tempo, non può prendersi la libertà di fare tutto ciò che vuole, come se non esistessero limiti o responsabilità verso gli altri. Questa metafora è stata uno dei momenti più “alti” della conferenza che si è tenuta il 30 giugno a Expo Milano 2015 per presentare e commentare le parole di papa Francesco racchiuse nell’enciclica sull’ambiente Laudato si’. Sulla cura della casa comune.
All’evento hanno partecipato diversi esponenti religiosi e del mondo accademico, come Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Angelo Scola, cardinale e arcivescovo di Milano.
“Laudato si’ è l’enciclica più lunga che sia mai stata promulgata e presenta una nozione unificante: l’ecologia integrata” ha detto Anelli cercando di porre l’accento sulla dimensione umana del testo perché siamo noi a dover capire che non possiamo continuare a sfruttare le risorse della Terra senza limiti, al contrario “bisogna cominciare ad agire con senso di responsabilità verso la natura e verso gli altri uomini”.
Analisi confermata anche dalle parole del cardinal Scola che ha affermato come “la sfida di proteggere la nostra casa comune” racchiuda “la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale. Sappiamo che le cose possono cambiare”.
Un altro momento di riflessione è arrivato grazie all’intervento di esperti, come Neil Thorns, direttore del Cafod, l’agenzia di solidarietà della Chiesa Cattolica in Inghilterra e Galles: “Il Papa sottolinea che i cambiamenti climatici e i problemi ambientali e sociali che ne derivano fanno parte di una crisi di sistema. Basta pensare che oggi 800 milioni di persone andranno a letto avendo fame”. Secondo Thorns, infatti, al centro dell’enciclica ci sono le persone povere, vittime di un sistema che accentra le risorse e la ricchezza nelle mani di pochi.
Per questo il messaggio principale è spingere la comunità internazionale a cambiare questo sistema economico chiaramente insostenibile in favore di uno meno esclusivo. “Dobbiamo imparare a prenderci cura degli altri” ha sottolineato Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica.
Dopo la partecipazione della giornalista Naomi Klein alla conferenza in Vaticano per discutere di un nuovo sistema economico più equo, l’incontro che si è tenuto a Expo sembra confermare che la società civile, spesso divisa, abbia trovato un obiettivo comune attorno a cui unirsi per fare pressione su governi e organizzazioni internazionali: la protezione della Terra, la nostra unica casa. I cambiamenti climatici sono riusciti a far mettere da parte le diversità linguistiche, culturali, religiose per cercare di pensare a una nuova forma di sviluppo, più democratica, più umana. A dir poco rivoluzionaria.
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