Lavoro, 100mila posti a rischio: quali sono i settori in crisi

La ridistribuzione delle quote di mercato tra online e canali fisici potrà produrre una perdita di 100mila posti di lavoro.

L’allarme arriva da Confesercenti: ci sono 100mila posti di lavoro a rischio. Il settore più in crisi è quello del commercio, messo a dura prova dagli acquisti online.

Lavoro in team
Lavoro in team © Redd/Unsplash

Le imprese del settore commercio sono in difficoltà: lo sottolinea Confesercenti durante l’assemblea di oggi 13 dicembre 2022. Le prospettive per il 2023 non sono rosee, visto che per la fine del prossimo anno i redditi e i consumi delle famiglie arretreranno (secondo le stime di Confesercenti) sui livelli del 2016 a causa degli strascichi della pandemia prima, e dell’inflazione poi (col conseguente aumento dei prezzi, quest’anno la media è dell’8%). Complessivamente, nel quadriennio 2022-2025 l’aumento dei prezzi comporterà una riduzione del potere d’acquisto delle famiglie di 22 miliardi, che significa ridurre le prospettive di spesa per consumi di almeno 17 miliardi.

Aumentano le difficoltà delle imprese del settore commercio, che dal 2016 a oggi ha perso quasi 73mila unità, di cui oltre 30mila dal 2019 ad oggi. Molte imprese hanno dovuto chiudere i battenti: solo il 46%, quasi la metà, raggiunge i cinque anni di attività. E il quadro è reso ancora più difficile dalla competizione con l’online.

Allarme posti di lavoro, le imprese soffrono la competizione con l’online

Le nuove abitudini di consumo con la propensione per gli acquisti online hanno preso il volo durante la pandemia. L’eCommerce, sottolinea Confesercenti, si appresta a raggiungere e sorpassare già 2027-28 la quota di mercato delle piccole superfici nel comparto non alimentare. Attualmente, la quota delle piccole imprese è al 34%, per arrivare al 29% entro il 2027, mentre l’eCommerce dovrebbe passare nello stesso periodo dal 22 al 29% con un incremento netto di 17 miliardi di euro.

Nel comparto alimentare, continua l’analisi di Confcommercio, dove la quota delle piccole superfici già oggi è intorno al valore minimo del 15%, nel 2027 scenderà a poco più del 10%, quella dell’eCommerce sfiorerà il 5%. La ridistribuzione delle quote di mercato tra online e canali fisici produrrà una riduzione di piccoli esercizi di circa 60mila unità tra il 2022 ed il 2027, con 100mila posti di lavoro perduti. Anche il peso delle piattaforme digitali si fa sentire sulle Pmi italiane, che sono costrette a servirsi degli intermediari digitali per non perdere terreno nei confronti dei consumatori. Secondo le stime di Confesercenti il fatturato delle piccole e medie imprese mediato dalle piattaforme è di circa 30 miliardi di euro l’anno, con un costo di utilizzo di circa 4,5 miliardi di euro l’anno.

L’articolo completo a cura di Rosaria Imparato è su Money.it

 

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