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Riduce ansia e stress, alza l’autostima e combatte l’artrosi: sono solo alcuni degli effetti positivi del lavoro a maglia, hobby tornato di moda anche tra i giovani e diventato oggetto di studio di scienziati e università
C’erano una volta le nonne che “sferruzzavano”. E ci sono ancora, certo, ma, sempre più spesso, a impugnare ferri e uncinetti accanto a loro ora ci sono anche i nipoti. Una conquista generata da quel movimento di riscoperta del “craft” (le attività artigianali), partito dagli Stati Uniti e divenuto globale. Già da qualche tempo, infatti, l’hobby del lavoro a maglia è stato sdoganato dalla concezione tradizionale di passatempo esclusivamente femminile e adatto a un target senior, rivelando a poco a poco tutti i suoi eccezionali e trasversali benefici psichici e fisici.
A sfidare psicofarmaci e ritrovati tecnologici di ultima generazione nell’epoca più “stressata” della storia ci pensa dunque (e paradossalmente) un’attività apparentemente antiquata: il lavoro a maglia. Il motivo è semplice, l’attività del “diritto e rovescio” rappresenta, a tutti gli effetti e a detta di fonti autorevoli, una vera e propria terapia benefica che salva dallo stress e innalza l’autostima, fungendo persino da profilassi per alcuni disturbi muscolo-scheletrici.
Un fenomeno tanto attuale e significativo da riuscire a scomodare scienziati e grandi università che agli effetti positivi di quest’attività sulla salute umana hanno voluto dedicare diversi studi medico-scientifici. L’elenco degli effetti positivi riscontrati è lungo: riduzione di ansia e stress, stimolazione di entrambi gli emisferi cerebrali e rallentamento del declino cognitivo, miglioramento della dinamica delle mani e quindi riduzione dei rischi di artrosi e altri problemi come l’infiammazione del tunnel carpale, e un’influenza positiva sullo stato d’animo che agevola i processi di socializzazione e aumenta il livello di autostima.
Secondo una ricerca dell’università di British Columbia in Canada il lavoro a maglia potrebbe aiutare chi soffre di anoressia e disturbi alimentari. Su un campione di ragazze affette da anoressia nervosa, il 74 per cento avrebbe avrebbe dichiarato che “imparare a lavorare a maglia allontana paure ed insicurezze legate alla malattia”. Non solo. Rimanere concentrati su ferri e gomitoli aiuterebbe persino chi vive stati di sofferenza a percepire di meno il dolore.
Altri dati sono arrivati grazie a un questionario proposto dall’università di Cardiff in Galles a un campione di 3.545 persone che praticano abitualmente questa attività (in prevalenza donne). In questo caso le risposte raccolte hanno potuto dimostrare i benefici del lavoro a maglia a livello sociale, cognitivo (grazie all’impiego di differenti aree del cervello) e di qualità della vita. Chi pratica questo hobby abitualmente lo associa, infatti, a sensazioni di calma e felicità, e “fare la calza” in compagnia migliorerebbe la capacità di comunicare e il contatto sociale.
Sull’effetto rilassante di ferri e gomitoli non ha dubbi nemmeno Herbert Benson, docente di medicina all’università di Harvard negli Stati Uniti che ha esposto i risultati dei suoi studi nel libro The relaxation response. Secondo il professore il segreto del lavoro a maglia starebbe in due aspetti: la ripetitività del gesto richiesto, in grado di abbassare i livelli di epinefrina e norepinefrina, sostanze che il nostro cervello produce quando è sotto stress, e il tintinnio dei ferri che, paragonabile a un un “mantra rilassante”, stimola la zona prefrontale della corteccia cerebrale, cioè quella abilitata ai pensieri superiori, e ci permetterebbe di astrarre il cervello dalle preoccupazioni.
Non stupisce dunque che quest’attività sia oggi tornata di moda, seppur nelle declinazioni e coi risvolti propri della nostra epoca. Oggi il focolare attorno a cui riunirsi per scambiarsi idee e mostrare i propri capolavori non è più solo quello casalingo o locale ma la sconfinata prateria del web. Gruppi social, portali e community sono diventati i nuovi contesti in cui cercare idee, imparare, confrontarsi e acquistare materiale. Uno di questi è We are knitters, vera e propria brand community trasformatasi nel giro di pochi anni in una marca internazionale di moda, maglia e uncinetto dove trovare sia materiali di qualità, pensati in un’ottica sostenibile, sia stimoli e spunti per avvicinarsi a questo mondo. Se soffrite di stress, o e siete semplicemente curiosi, ora avete dei validi motivi per cimentarvi in questa “nuova” attività.
Sono curiosi i dati di un recente sondaggio svolto da We are knitters su un campione di cinquecento individui della propria comunità e presentato in occasione del lancio della nuova collezione estiva. E’ emerso, infatti, che il 5 per cento degli acquirenti sono uomini e che intorno alle festività questo numero cresce, fino all’11% registrata intorno alla festa della mamma. Segno che il lavoro a maglia piace agli uomini anche come idea regalo per le occasioni speciali. Un altro dato interessante è che il 30 per cento (3 su 10 intervistati) tesse perché “crede nella moda sostenibile e perché ama l’idea di creare il proprio capo da indossare o regalare”. Anche l’età media dei knitters è piuttosto inaspettata: la maggioranza (72%) ha un’età compresa tra i 26 e 45 anni, e il 7% ha meno di 25 anni. Segno che, davvero, l’hobby del lavoro a maglia è sempre più sdoganato dai vecchi cliché.
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