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I chiostri di Santa Scolastica, il Sacro Speco di San Benedetto, l’area protetta dove scorre il fiume Aniene e vive il lupo: tutto questo a due passi da Roma.
A poco più di un’ora da Roma, Subiaco è un piccolo paese che nasconde grandi tesori storici, artistici e naturali. Qui San Benedetto trascorse ben trent’anni della sua esistenza vivendo prima da eremita e dedicandosi poi alla fondazione dei monasteri. Da qui, ancora, si può accedere al Parco naturale regionale dei Monti Simbruini che si estende tra fiumi, boschi e cime. La poca distanza dalla capitale potrebbe essere la fortuna di questo luogo, invece la gran parte di turisti e fedeli della città eterna non ne conoscono l’esistenza. Rimediamo?
Il nostro itinerario, inizia dal monastero di Santa Scolastica, intitolato alla sorella del fondatore dell’ordine benedettino: è l’unico dei dodici monasteri fatti edificare da San Benedetto nella valle sublacense che si è conservato fino ai giorni nostri. Se sull’ingresso campeggia la regola benedettina “ora et labora”, la particolarità architettonica e artistica del monastero è data dai suoi tre chiostri, uno in stile rinascimentale (la parte più recente dell’edificio costruita a partire dal 1580), il chiostro gotico a sei lati edificato tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300 dove si trova un pozzo esagonale con elementi che un tempo appartenevano alla villa che Nerone fece costruire nella valle dell’Aniene, e infine il chiostro dei Cosmati iniziato probabilmente nei primi anni del XIII secolo.
L’altro monastero di Subiaco, quello di San Benedetto, fu fatto costruire a partire dall’XI secolo attorno alla grotta dove il santo aveva vissuto per tre anni da eremita, grotta che dopo la sua morte era diventata meta di pellegrinaggio. Incastonato nelle pareti del Monte Taleo, a 650 metri di altitudine, è un luogo carico di suggestioni e spiritualità suggerite dalla natura silenziosa in cui è immerso. Per la sua posizione a strapiombo nella roccia, Pio II durante la sua visita lo definì “nido di rondini”. Il monastero è composto da due chiese sovrapposte (quella inferiore custodisce il Sacro Speco, la grotta nella quale il santo visse) ed è un susseguirsi di cappelle affrescate: una delle raffigurazioni è di particolare pregio perché è l’unico ritratto al mondo di San Francesco d’Assisi (che venne in pellegrinaggio qui) senza aureola.
Non resta ora che immergersi nello scenario del Parco dei Monti Simbruini, la più vasta area protetta del Lazio che si estende tra le province di Roma e Frosinone e abbraccia i comuni di Subiaco, Camerata Nuova, Cervara di Roma, Filettino, Trevi nel Lazio e Vallepietra. Un territorio ricco di sorgenti che forniscono ancora oggi acqua potabile alla capitale, attraversato dal fiume Aniene e dal torrente Simbrivio a cui fanno da contorno i monti Viglio, Tarino, Autore, Cotento, una catena montuosa interrotta da pianure carsiche e boschi che ricoprono il 70 per cento del parco con esemplari di roverello, acero, leccio e faggi. Il parco conserva anche numerose specie di orchidee e, lungo i fiumi, salici e pioppi. Nelle zone meno accessibili del parco vive il lupo appenninico, sono state rinvenute anche tracce di orso bruno marsicano e nel 2008 un progetto ha permesso di reintrodurre nell’habitat del parco il cervo. Aquile e falchi pellegrini dominano il cielo, mentre le acque sono popolate da trote fario, lamprede da ruscello e gamberi di fiume. E per vivere e scoprire la natura, l’ente parco e altre organizzazioni attive sul territorio organizzano trail, ciaspolate, visite alle aree faunistiche, concorsi fotografici e molto altro.
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