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In Italia esistono radio che coinvolgono all’interno dei propri palinsesti persone affette da disturbi psichici per favorirne l’integrazione e l’inclusione sociale. Meglio di una cura.
In Italia esiste un gruppo di radio che attraverso le proprie frequenze e i propri programmi offre un servizio sociale a chi soffre di disturbi psichici: un network dal nome Larghe vedute riunisce una decina di emittenti radiofoniche che divulgano una cultura basata sulla restituzione della dignità e dei diritti, opponendosi agli stereotipi e allo stigma che circondano il disagio psichico. Persone con disturbi psichici diventano protagonisti davanti al microfono per esserlo della propria vita. Una bella storia italiana.
Da alcuni anni in diverse città italiane esistono le Radio della salute della mente: ognuna un po’ differente, tutte con molti punti in comune, coinvolgono persone affette da disturbi psichici al fine di favorirne l’integrazione e l’inclusione sociale. Le trasmissioni che nascono, anche grazie alla partecipazione di questi speciali protagonisti, sono di tutti i tipi: contenitori di attualità, performance radiofoniche, interviste e selezioni musicali, redazionali di teatro e cinema, momenti di informazione sulla salute mentale in Italia oggi, realizzati anche con la collaborazione di associazioni ed enti differenti.
Per coordinare queste realtà, diffuse in tutto il territorio, e creare nuove ed efficaci sinergie, nel 2015 è nato il network Larghe vedute: una piattaforma che coinvolge utenti di servizi di salute mentale, operatori, cittadini, uniti nello sforzo di dare voce a mondi troppo spesso ignorati o ghettizzati, con l’idea di creare una rete di comunicazione per la comunità di attivisti, medici, volontari, familiari che hanno a che fare con la sanità mentale, tenendola insieme e permettendole di confrontarsi. Un veicolo per promuovere la salute mentale, in un’ottica non esclusivamente terapeutica, ma di incremento e mantenimento di un benessere altrimenti costantemente a rischio, attraverso l’espansione della propria rete di relazioni e l’assunzione di ruoli diversi e riconosciuti anche al di fuori dei soliti circuiti. Fanno parte del network ad oggi: RadioOhm, Radio Fragola, Radio Ueb, Collega-menti, Radio Fuori Onda, Radio Stella 180, Radio Senza Muri, Radio Liberamente, Psicoradio, Radio Rete180, Segn/Ali Radio, Radio Incredibile, Radio Tab.
Affrontare con uno spirito propositivo questi disagi, considerarli un valore di differenziazione positivo e non solo un limite, può cambiare le cose. Può modificare la percezione della malattia per i “pazienti”, le loro famiglie e i cittadini comuni che spesso di fronte a queste persone assumono atteggiamenti di esclusione e diffidenza.
Questa bella esperienza italiana ha radici più lontane: nel mondo delle radio e del disagio psichico, un lavoro pioneristico è stato svolto dallo psicologo argentino Alfredo Olivera a Buenos Aires a partire dal 1991, con la famosa Radio la Colifata e con gli studi successivamente pubblicati in cui descriveva gli effetti positivi osservati tra i suoi pazienti. Olivera ha osservato come l’elemento più importante dell’approccio positivo dei pazienti verso il mezzo sia quello di avere la certezza, tramite i feedback degli ascoltatori, che le loro parole vengano ricevute e rielaborate. Questo rappresenta per loro un modo per rientrare, temporaneamente e virtualmente, dentro i confini della società. Essere ascoltati è la loro più grande necessità, oltre a un altro fattore molto importante: poter verbalizzare i propri sentimenti e potersi ri-ascoltare.
Al Festival ProssimaMente – svoltosi a luglio nella città di Chieri – ospite di eccezione è stato proprio Olivera, che creò per la prima volta un dispositivo di questo tipo all’interno dell’Ospedale di Buenos Aires in Argentina; insieme a lui anche lo staff di Radio sin nombre di Parigi, fondata dallo stesso Olivera. Il Festival, animato da dirette radiofoniche aperte al pubblico, è stato un’occasione per riflettere su come il microfono e la radio possano diventare una buona pratica da diffondere ovunque ci sia bisogno di aggregazione e di ascolto. Belle esperienze, buone pratiche da diffondere, nuovi modi di affrontare il disagio. Non solo via radio.
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