
Un piccolissimo centro, per di più un’isola, sarà Capitale italiana della cultura 2022. La perla del Golfo di Napoli sarà uno dei motori della ripresa culturale del paese.
La società aborigena vede come fulcro dello sviluppo dell’individuo il rituale del viaggio, attraverso l’allontanamento temporaneo o non, dalla tribù
Nella complessa cultura aborigena per ogni individuo che osservi il
rigido codice tribale arriva prima o poi il momento di partire, di
abbandonare la tribù e la famiglia per iniziare un lungo
viaggio attraverso gli immensi spazi australiani. Che lo faccia a
piedi, in treno o in automobile, non ha importanza. Nessuno
farà domande e tantomeno saprà se e quando egli
farà ritorno.
E’ un viaggio rituale, il suo che ricalca le peregrinazioni degli
antenati totemici, gli esseri soprannaturali affiorati dalla terra
o dal mare sotto spoglie umane o animali, che hanno creato ogni
forma di vita con il canto, la danza, attraverso i gesti, la
parola, il cammino (walkabout).
Nel Dreamtime, il tempo astorico del Sogno, il tempo prima di ogni
classificazione naturale, gli esseri mitici hanno tracciato il
paesaggio totemico trasmettendo preziose conoscenze in grado di
garantire, per ogni tribù, una salda autorità e leggi
da rispettare, la stabilità dei confini tribali, la
dislocazione delle riserve di acqua e di cibo, le specie animali e
vegetali da evitare, la distribuzione dei centri spirituali.
Ecco allora che il viaggio rituale svolge l’importante funzione di
assicurare la continuità del clan e della tribù, di
ristabilire il vecchio ordine naturale, come era in origine quando
è stato affidato agli uomini, quindi di comunicare con il
Tempo del Sogno.
Nel ripercorrere le piste del sogno o le vie dei canti – un
labirinto di sentieri immaginari visibili soltanto agli aborigeni
-, avviene la ritualizzazione di antichi eventi mitologici e la
rivelazione della segreta armonia della Creazione. Il principio
generatore viene celebrato attraverso formule iniziatiche e
rappresentazioni totemiche visibili (rocce, stagni, sorgenti, ecc)
che simboleggiano la comunione con gli esseri primordiali.
Ricalcando le tjurna djugurba (le orme degli esseri mitici)
cioè le antiche Vie dei Canti, viene compiuto uno degli atti
più belli e simbolici della spiritualità degli
aborigeni australiani, un rito che rappresenta la chiave di volta
della loro complessa struttura sociale e religiosa, la celebrazione
dell’intimo e imprescindibile legame che li unisce alla natura.
Maurizio Torretti
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