![La foresta pluviale del Galles tornerà al suo antico splendore](https://cdn.lifegate.it/JwG9LiDrEeQNwFqGExVLmnqOZO0=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foresta-galles.png, https://cdn.lifegate.it/koNOxPot91AvOOw8uEhabYpHks0=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foresta-galles.png 2x)
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Alla Conferenza sugli oceani delle Nazioni Unite, Legambiente ha sottoscritto l’impegno volontario di mobilitarsi per la messa al bando dei sacchetti di plastica in tutti i Paesi che affacciano sul Mediterraneo entro il 2020.
Quanti sono gli oceani e i mari del mondo? Verrebbe da dire che sono diverse decine visto che l’acqua copre più del 70 per cento del pianeta Terra. Eppure quell’enorme distesa d’acqua è solo una, non conosce frontiere e non sa cosa siano le nazioni. Per questo, la tutela del delicato quanto minacciato ecosistema marino impone azioni di intervento trasversali e congiunte. I cambiamenti climatici, il marine litter, la perdita della biodiversità sono alcuni dei temi sui quali le ripercussioni su ambiente e economia sono già evidenti, incalcolabili e comuni a tutti gli Stati del mondo.
Queste sono le premesse introduttive della Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, in corso fino al 9 giugno a New York e che vede anche la partecipazione di Legambiente. È stata una tribù delle isole Fiji, che co-presiedono la conferenza insieme alla Svezia, a darci il benvenuto con la cerimonia del “kava”, un rituale che invita alla condivisione degli obiettivi comuni. Non a caso la cooperazione deve (o dovrebbe) essere il calcio d’inizio di una partita impegnativa come poche nella storia: raggiungere l’obiettivo numero 14 del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile: la conservazione e la sostenibilità degli oceani, dei mari e delle risorse marine.
E questo deve di certo riguardare anche il nostro mar Mediterraneo, uno dei luoghi più ricchi al mondo di biodiversità ma anche una delle principali zone di accumulo dei rifiuti marini. La necessaria interdipendenza degli Stati che affacciano sul Mediterraneo è, infatti, il focus di un evento targato Legambiente in programma oggi, 8 giugno, presso il Palazzo di vetro dell’Onu. La mole di dati che abbiamo raccolto sul problema del marine litter negli ultimi anni, grazie alle campagne estive di Legambiente, accende i riflettori su un problema che si ripercuote pesantemente sulla biodiversità, l’economia e la salute umana.
La plastica è l’81 per cento di tutti i rifiuti trovati in 105 spiagge monitorate nell’ambito di Spiagge e Fondali Puliti – Clean up the Med e sale al 96 per cento se consideriamo i rifiuti galleggianti monitorati da Goletta Verde nell’estate 2016. Il 64 per cento dei rifiuti trovati sulle spiagge del Mediterraneo riguarda imballaggi usa e getta, tra cui anche le buste di plastica.
Un’esperienza italiana di successo, quella del bando dei sacchetti di plastica, che viene proposta da Legambiente alle Nazioni Unite anche attraverso l’impegno volontario, già approvato dalla commissione Onu, ha la finalità di promuovere l’estensione del bando a tutti i paesi che affacciano sul Mediterraneo entro il 2020. Una misura preventiva che, associata a un necessario miglioramento della gestione dei rifiuti a terra, alla ricerca e sviluppo di materiali sostitutivi della plastica e a serie campagne di sensibilizzazione, può portare a importanti risultati. Un primo passo per raccogliere una sfida ambientale, economica e culturale che deve tralasciare frontiere e nazioni, come il pianeta blu insegna. Ma soprattutto una sollecitazione che deve essere necessariamente assunta dai Governi del mondo per garantire un futuro sostenibile agli oceani.
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