Prepariamoci a vivere in un mondo senza lemuri

Una recente ricerca ha confermato il precario stato di conservazione della maggior parte delle specie di lemuri, ritenuti ora i primati più a rischio del mondo.

Da sempre i popoli del Madagascar rispettano i lemuri e li considerano di buon auspicio, molte specie sono ritenute sacre e ucciderle condannerebbe all’infelicità. Gli abitanti della regione di Majunga, nel nord-ovest del Paese, credono che questi animali siano discendenti della famiglia reale e offrono loro banane e altri frutti per garantire la protezione del villaggio. Il lemure Indri (Indri indri) è invece considerato il fratello sacro degli esseri umani che, secondo le leggende, ha rinunciato alla vita nel villaggio per abitare la foresta. Questa antica cultura spirituale, che lega lemuri e malgasci, rischia di scomparire per sempre perché i lemuri sono in grave pericolo.

 

Esemplare di lemure dalla coda ad anelli aggrappato ad un ramo
Il Madagascar, a causa del suo isolamento geografico, ospita una biodiversità unica con un elevato numero di specie endemiche, come i lemuri © Ingimage

La scomparsa degli spiriti della foresta

I lemuri sono primati endemici del Madagascar, ne esistono circa cento specie e sono ritenuti tra i mammiferi più minacciati del pianeta. La conferma è arrivata da una recente ricerca condotta da un gruppo internazionale di ricercatori, il Primate specialist group, che ha effettuato una valutazione dello stato di conservazione degli animali. Gli scienziati hanno esaminato e confrontato le ultime ricerche sulle popolazioni di lemuri e valutato le minacce al loro habitat e alla loro sopravvivenza. La conclusione è sconfortante, i lemuri sono i primati più a rischio del mondo.

Vari rosso (Varecia rubra), primate della famiglia Lemuridae
La dieta dei lemuri è composta in prevalenza da frutta, semi e foglie, la deforestazione li priva pertanto del riparo e del sostentamento © Ingimage

Perché i lemuri rischiano l’estinzione

La sopravvivenza dei lemuri è minacciata da diversi fattori, innanzitutto la deforestazione che spazza via letteralmente l’habitat di questi animali dalle abitudini arboricole. Si ritiene che circa il 90 per cento della foresta originaria dell’isola sia andata perduta. Anche il bracconaggio, esacerbato dall’instabilità politica ed economica del Paese, sta contribuendo seriamente alla scomparsa dei lemuri, che vengono catturati sia per la carne che per essere detenuti illegalmente come animali domestici. “Il bracconaggio dei lemuri ha ormai raggiunto livelli insostenibili”, ha affermato Christoph Schwitzer, ricercatore della Bristol zoological society e vicepresidente del Primate specialist group.

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A rischio 105 specie su 111

Esistono attualmente 111 specie di lemure, tutte endemiche del Madagascar e, secondo il Primate specialist group, ben 105 di queste sono in pericolo. Lo studio rappresenta il primo passo per la stesura di una valutazione ufficiale sullo stato di conservazione di ogni specie studiata, al quale seguirà l’aggiornamento della Lista Rossa delle specie minacciate della Iucn.

Piccoli di di lemure dalla coda ad anelli su un ramo
Agli abitanti locali, in virtù della tradizione animista del Paese e del legame con la foresta, non piace cacciare i lemuri e abbattere gli alberi ma la povertà sembra non lasciare alternative © Ingimage

Possiamo ancora salvare i lemuri?

Nonostante la situazione sia critica forse non è troppo tardi per salvare questi bizzarri primati e far sì che anche le generazioni future possano godere della loro presenza. Proprio con questo obiettivo è stato avviato lo studio del Primate specialist group, che mira innanzitutto a capire quali sono le priorità di conservazione più urgenti. La Iucn, dal canto suo, ha intensificato quello che viene definito il Piano d’azione per i lemuri che prevede una serie di azioni, come la tutela dell’habitat dei lemuri e la lotta alla povertà attraverso la promozione dell’ecoturismo, per trasformare i lemuri in una risorsa e disincentivarne la caccia. Non tutto è perduto, se le iniziative intraprese andranno a buon fine queste buffe creature, così simili a noi, potranno forse continuare ad animare le notti malgasce, spostandosi come spiriti benigni da un albero all’altro.

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