Libia, scontri tra fazioni a Tripoli. Almeno 55 morti

In Libia la Brigata 444 e la Forza al-Radaa si sono scontrate nelle strade, provocando decine di vittime e quasi 150 feriti.

La Libia è sprofondata nuovamente nel caos. Lunedì 14 agosto è stato arrestato il colonnello Mahmoud Hamza, comandante della Brigata 444. A fermarlo sono stati gli uomini della Forza di dissuasione speciale al-Radaa. Un affronto, che ha posto in contrapposizione diretta due delle fazioni più importanti nella nazione nordafricana.

L’Unione Africana: “In Libia serve una riconciliazione nazionale”

Immediatamente, a partire dalle periferie meridionali e orientali di Tripoli, sono cominciati i primi scontri a fuoco. I gruppi rivali hanno schierato nelle strade artiglieria pesante. Da quel momento la capitale è sprofondata nella peggiore spirale di violenza da almeno un anno.

Una colonna di fumo si leva a Tripoli, in Libia, durante gli scontri armati
Una colonna di fumo si leva a Tripoli, in Libia, durante gli scontri armati © Mahmud Turkia/Afp/Getty Images

Gli scontri hanno già provocato 55 morti e 146 feriti in città. L’Unione africana, attraverso il presidente Moussa Faki Mahamat, nella giornata di giovedì si è detta “profondamente preoccupata” per ciò che sta avvenendo in Libia. Lo stesso Mahamat in un comunicato ha esortato “tutte le parti in causa ad arrestare immediatamente ogni tipo di ostilità”. E ha insistito sulla necessità “imperativa di proseguire gli sforzi per una riconciliazione nazionale”, sottolineando che “non esiste alcuna soluzione militare alla crisi”.

Liberato il colonnello Hamza

Nella notte tra giovedì 17 e venerdì 18 agosto, il capo della Brigata 444, Hamza, è stato rilasciato. E secondo quanto riferito all’agenzia AFP da una fonte ufficiale dello stato maggiore degli eserciti della Libia occidentale, è potuto tornare al proprio quartier generale, nella porzione meridionale di Tripoli.

Congiuntamente, è stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco e per il ritiro dei combattenti dalle linee del fronte. Occorrerà verificare se ciò, assieme alla liberazione di Hamza, basterà a placare gli animi e a far cessare davvero le ostilità.

La Libia non conosce pace dalla caduta di Gheddafi nel 2011

Ciò che è chiaro è che il vuoto di potere, solo parzialmente o temporaneamente riempito da alcuni poteri esecutivi o militari, prosegue di fatto in Libia. Come sottolinea l’Ispi, “Tripoli e l’ovest del paese sono sotto il controllo del governo di unità nazionale del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, affiancato dall’Alto consiglio di stato. L’est del paese e vaste regioni della Libia centrale e meridionale sono nominalmente sotto la guida di un governo parallelo e della Camera dei Rappresentanti, il parlamento unicamerale della Libia, ma di fatto in questi territori l’uomo forte resta il generale Khalifa Haftar”.

Un tempo paese con il Prodotto interno lordo per abitante più elevato in Africa, grazie soprattutto alle esportazioni petrolifere, la nazione vive una situazione di cronica guerra civile latente dal 2011. Da quando ciò un intervento armato occidentale ha condotto al rovesciamento del potere fino a quel momento saldamente tenuto dal colonnello Muʿammar Gheddafi. Da allora la Libia è ancora una attesa della sua prima elezione presidenziale democratica della sua storia.

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