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La rete mafiosa che agiva a Roma mirava anche al controllo degli appalti sui canili e i gattili comunali.
Se speculavano senza alcun rimorso sui migranti non c’è da stupirsi che approfittassero di animali in difficoltà, cani e gatti rappresentavano una facile fonte di guadagno per l’organizzazione criminale di stampo mafioso che controllava Roma. L’indagine, conosciuta come Mafia Capitale, ha svelato i rapporti tra la criminalità organizzata, la politica e il mondo dello spettacolo.
L’organizzazione criminale, guidata da Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar (organizzazione terroristica italiana d’ispirazione neofascista), era solita corrompere politici e pubblici funzionari al fine di alterare l’assegnazione degli appalti pubblici. Dalla manutenzione delle strade ai servizi, dagli affitti delle case alla gestione del verde pubblico, Mafia Capitale aveva allungato le mani in numerosi settori dell’amministrazione romana secondo Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione che lo scorso 10 marzo ha presentato un dossier relativo alla sua indagine svolta dal 2012 al 2014.
La criminalità organizzata romana ha cercato di entrare nel sistema degli appalti per i canili comunali romani di Muratella, ex Poverello ed ex Cinodromo e per l’oasi felina di Porta Portese. Nelle gare ha cercato di infiltrarsi la cooperativa 29 giugno, gestita da Carminati e Salvatore Buzzi, uno dei principali indagati nell’inchiesta, accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione ed altro.
Le cifre in questione sono importanti, per la gestione della Muratella erano in ballo circa un milione e 400mila euro, per ex Poverello 446mila, per l’ex Cinodromo 558mila e per il gattile di Porta Portese 493mila. “L’indagine ha rivelato la sistematica e diffusa violazione delle norme – si legge nel dossier di Cantone. – Ha palesato il ricorso generalizzato e indiscriminato a procedure prive di evidenza pubblica, con il conseguente incremento di possibili fenomeni distorsivi che agevolano il radicarsi di prassi corruttive”.
Questo procedimento illecito, rispetto all’affidamento e gestione dei canili comunali e delle oasi feline, era già stato denunciato dall’associazione Ecoradicali nel maggio 2015, attraverso una interrogazione d’iniziativa popolare al sindaco Marino. Nel 2014 la giunta Marino aveva giudicato non a norma canili e i gattili comunali, decretando la chiusura di quattro strutture su sei e il trasferimento di cani e gatti presso strutture private.
“Una decisione criticata dagli Ecoradicali, sia per la scarsa trasparenza sui criteri di affidamento, sia perché la legislazione vigente impone alle amministrazioni comunali di provvedere con strutture proprie, avvalendosi eventualmente di associazioni animaliste senza scopo di lucro per la sola gestione delle stesse”, ha scritto in un comunicato Fabrizio Cianci, segretario degli Ecoradicali.
Il timore dell’associazione ecologista è stato confermato dal dossier di Cantone, che ha messo in evidenza gli interessi di cooperative legate a Buzzi e Carminati, scelte dall’amministrazione comunale, per il trasferimento degli animali.
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