Per migliorare la rappresentatività del paniere Istat, nel 2023 sono stati inseriti alcuni prodotti biologici, lo specchio di consumi sempre più attenti alla sostenibilità.
Nonostante le varie forme di greenwashing, il mercato del bio in Italia resiste e cresce. I dati del Rapporto Bio Bank 2024.
Il valore del mercato biologico italiano cresce: nel 2023 ha raggiunto i 9,1 miliardi di euro, ovvero +8,7 per cento sul 2022 e + 135 per cento in dieci anni. Sono i dati dell’ultimo rapporto Bio Bank che dal 2007 fotografa lo stato del biologico nel mondo, con un faro puntato sull’Italia.
“È sorprendente come, in un contesto in cui impera il mantra della sostenibilità, il bio debba ancora competere per affermare la sua centralità. Tutto sembra più verde del bio, complici molti subdoli green claim e varie insidiose forme di greenwashing”, si legge nell’editoriale del rapporto. “La buona notizia è che il biologico resiste anche a queste sfide”. Salgono i consumi domestici, arrivati a 4,2 miliardi (+6,7 per cento sul 2022); crescono a doppia cifra i consumi fuori casa, pari a 1,3 miliardi di euro (+18,1 per cento sull’anno precedente); cresce l’export raggiungendo i 3,6 miliardi di euro (+ 8 per cento sul 2022).
Proprio nell’export, il nostro Paese si classifica primo in Europa; è primo anche per numero di aziende di trasformazione (una su quattro) e per numero di produttori agricoli. Inoltre, l’Italia è terza per le vendite al dettaglio sul mercato domestico (ma in decima posizione per le vendite bio sul totale) e per le superfici agricole bio con 2,4 milioni di ettari di terreni dedicati all’agricoltura biologica.
Il rapporto Bio bank 2024 ha censito 3.270 attività bio: su sei tipologie monitorate, solo gli e-commerce di alimenti bio sono in crescita (+0,6 per cento). Tra i prodotti alimentari più venduti online ci sono olio, succhi e conserve, condimenti, cereali e farine, frutta e verdura, pasta, bevande. Sono in calo, invece, negozi, ristoranti, aziende di cosmesi, profumerie ed e-commerce cosmesi.
Il calo del numero di attività bio di retail e ristorazione, in presenza di un giro d’affari bio in crescita del 9,1 per cento sul mercato interno, è il risultato dell’ampia diffusione di prodotti bio fuori dai canali specializzati. La quota della grande distribuzione sulle vendite bio in dieci anni è salita dal 40 al 58 per cento, mentre quella dei negozi bio è scesa dal 36 al 23 per cento. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le regioni leader per numero di attività bio, mentre Trentino Alto Adige, Marche ed Emilia Romagna sono le prime per densità di attività.
“Tutto l’agroalimentare è chiamato a ridurre il suo insostenibile impatto ambientale. Dunque, mai come ora, il biologico è necessario, perché indica la direzione di marcia dell’intero comparto” conclude il rapporto. “È nel cuore dell’economia circolare, centrale nella transizione ecologica, essenziale per mitigare i cambiamenti climatici, in prima linea nella difesa della biodiversità, sostanziale per rigenerare la fertilità del suolo, vitale per la salute della terra e del genere umano”.
Il rapporto Bio Bank ha elaborato dati di Fibl, Ifoam, Sinab, Nomisma per Osservatorio Sana e Demeter, analizzando anche il biodinamico. L’Italia risulta il primo paese esportatore al mondo di prodotti biodinamici certificati Demeter (che ha standard più restrittivi della normativa europea per il biologico) e il terzo produttore in Europa, dopo Germania e Francia.
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