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Messico, assassinato Samir Flores Soberanes, attivista che si batteva contro il gasdotto
L’uomo, ucciso a colpi di arma da fuoco, lottava da anni contro un grande progetto energetico che rischia di compromettere la sopravvivenza delle comunità indigene.
L’elenco dei martiri caduti per proteggere l’ambiente cresce senza sosta, l’ultima vittima è Samir Flores Soberanes, attivista messicano che si batteva contro la realizzazione di un gasdotto. Il numero di attivisti uccisi aumenta di anno in anno, a testimonianza dello sfacelo ambientale e sociale che caratterizza sempre più aree del pianeta. Il Messico, dopo il Brasile, si conferma la nazione più pericolosa al mondo per i difensori dell’ambiente.
L’agguato
Lo scorso 20 febbraio Samir Flores Soberanes è stato ucciso davanti alla sua abitazione, nella comunità di Amilcingo, municipio di Temoac, nello stato di Morelos. Verso le 5:40 circa del mattino alcune persone armate, giunte a bordo di due veicoli, hanno bussato alla sua porta e quando Soberanes è uscito di casa per vedere chi fosse è stato raggiunto da quattro proiettili, due dei quali in testa, che lo hanno ucciso in pochi minuti, prima di arrivare in ospedale.
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Chi era Samir Flores Soberanes
Samir Flores Soberanes era un fabbro, membro del Fronte dei popoli in Difesa della terra e dell’acqua del Morelos, Puebla e Tlaxcala (Fpdta), fondatore di Radio Amiltzinko, radio locale creata per promuovere un progetto di autonomia comunitaria, e delegato del Congresso nazionale indígeno. Da anni l’uomo, al fianco delle comunità locali, lottava contro il Proyecto Integral Morelos (Pim), enorme progetto energetico dal gravissimo impatto sociale e ambientale. Soberanes era anche padre di quattro bambini, con i quali era solito piantare alberi nei dirupi dei dintorni di Amilcingo, ed era “era un grande essere umano, allegro e solidale”, come ha raccontato Samantha César, anche lei membro del Fpdta.
Il progetto che minaccia i nativi e la natura
Il progetto, già avviato durante la precedente legislatura e costato un miliardo di dollari, prevede la realizzazione di due centrali termoelettriche nella comunità di Huexca, la costruzione di un gasdotto, gestito dall’impresa italiana Bonatti e dalla spagnola Elecnor, lungo circa 160 chilometri e che dovrebbe trasportare giornalmente nove miliardi di litri di gas naturale. Saranno inoltre realizzati una linea elettrica di 20 chilometri, un acquedotto e l’ampliamento e la realizzazione di nuove strade. Gli attivisti temono che il gasdotto contaminerà l’approvvigionamento idrico, minacciando la sopravvivenza delle comunità indigene.
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Un referendum insanguinato
Soberanes, che in passato aveva ricevuto minacce di morte ed è stato vittima di un’aggressione lo scorso ottobre, è stato ammazzato a pochi giorni dal referendum indetto per permettere alla popolazione di esprimere la propria opinione sulla realizzazione del progetto energetico. Tuttavia, come sostenuto dal Congresso nazionale indígeno, il referendum non era rivolto solo alle popolazioni che saranno colpite dall’impatto del progetto, ma agli abitanti dell’intera regione, falsando così il processo democratico.
L’opposizione di Samir
Il 19 febbraio, dunque il giorno prima della sua morte, Soberanes aveva partecipato ad una riunione convocata dal delegato del governo federale nel Morelos. In quell’occasione, hanno riferito i testimoni, Soberanes contestò apertamente il progetto e l’operato del governo.
Mexican environmental activist Samir Flores Soberanes has been murdered just before a referendum on a controversial thermal-electric plant and pipeline that he opposed https://t.co/3zTvj79A9b pic.twitter.com/liGMk86SPG
— Richard Pearshouse (@RPearshouse) 21 febbraio 2019
Giustizia per Samir
In un comunicato diffuso dal Congresso nazionale indígeno (Cni), dal Consiglio nazionale indígeno (Cig) e dall’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln), il governo viene apertamente accusato dell’omicidio dell’attivista messicano. “Di questo crimine riteniamo responsabile il malgoverno ed i suoi padroni che sono le imprese ed i loro gruppi armati legali ed illegali, che vogliono così derubarci, portarci alla morte e spegnere le luci di speranza, come quella del compagno Samir”. Dal canto suo il governo sostiene che non esistano prove che l’omicidio sia legato al progetto energetico o al referendum. I suoi compagni, però, non hanno dubbi e chiedono giustizia per Samir. “Samir non aveva altri nemici che la gente che promuove l’energia termoelettrica ad Amilcingo”, ha afferma Juan Carlos Flores, membro del Fpdta.
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