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Giuseppe Antoci si è salvato dal conflitto a fuoco avvenuto la scorsa notte grazie all’auto blindata e alla scorta.
Giuseppe Antoci, presidente della più grande area protetta della Sicilia, il Parco dei Nebrodi, è impegnato da tempo in una lotta in prima linea contro la cosiddetta “mafia dei pascoli”, in nome della legalità e della corretta gestione del territorio. Proprio per questo la mafia ha cercato di ucciderlo, la scorsa notte infatti Antoci è stato vittima di un agguato dal quale è uscito fortunatamente illeso.
Verso le due di notte tra Cesarò e San Fratello, comuni messinesi all’interno del Parco dei Nebrodi, due persone hanno sparato sull’auto sulla quale viaggiava Antoci con la scorta, di ritorno da una manifestazione a Cesarò. I sicari hanno aperto il fuoco non appena il veicolo si è fermato a causa di alcune pietre che bloccavano la strada. Il veicolo blindato ha fortunatamente resistito alla sparatoria e gli assalitori sono stati respinti dai poliziotti del commissariato di Sant’Agata di Militello che scortavano l’auto, che hanno risposto al fuoco. Nessuno è rimasto ferito nel conflitto a fuoco.
In Sicilia la mafia si è infiltrata anche nell’agricoltura e nella gestione dei terreni demaniali. Per contrastare questa piaga sono stati adottati lo scorso anno due protocolli per rendere più incisivi i controlli antimafia nell’ambito delle procedure di assegnazione a terzi di terreni di proprietà degli enti a tutela delle imprese che operano nel settore agro-silvo-pastorale. Questi provvedimenti, adottati sotto la gestione di Antoci, hanno già ottenuto importanti risultati, come la revoca di numerose concessioni di appezzamenti di terreno a scapito di interessi mafiosi.
Antoci, apertamente schierato contro la mafia, nel 2014 aveva avuto un avvertimento in perfetto stile mafioso, ricevendo dei proiettili per posta e un esplicita minaccia di morte, “Finirai Scannato tu e Crocetta“.
“Sono certo di chi siano i mandanti – ha affermato Giuseppe Antoci – sono i mafiosi dei Nebrodi ma anche la ‘ndrangheta, perché il protocollo che abbiamo messo in atto qui in Sicilia sarà applicato anche in Calabria. Il Consiglio regionale si è già determinato sulla sua approvazione. So chi mi vuole morto”.
“Al presidente del Parco dei Nebrodi deve arrivare la solidarietà e il sostegno di tutti coloro che credono nella legalità – ha dichiarato il presidente di Legambiente Rossella Muroni. – Tutelare il territorio e garantire il rispetto delle leggi non può essere solo l’atto di coraggio di un singolo: per affermare i diritti di tutti e il bene comune, la politica della legalità deve essere condivisa e sostenuta da tutta la comunità”.
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