
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Gli scienziati brasiliani hanno documentato, per la prima volta, la presenza di microplastiche all’interno dell’80% dei pesci che nuotano nel fiume più grande del mondo.
Ormai non fa quasi più notizia, faremmo prima ad elencare i (pochi) luoghi che non sono stati ancora contaminati dall’onnipresenza di plastica e microplastiche. La lista va però aggiornata, oltre ad essere stata rinvenuta nello stomaco di uno spropositato numero di uccelli marini, di cetacei e tartarughe marine, di meduse, all’interno della maggior parte dei sali da cucina analizzati e persino dentro di noi, la plastica ha ora contaminato anche i pesci che nuotano nel Rio delle Amazzoni, il fiume più grande del pianeta che scorre per la maggior parte attraverso la foresta pluviale amazzonica.
Gli scienziati hanno analizzato il contenuto dello stomaco dei pesci che vivono nel fiume Xingu (gli esemplari analizzati erano prede accessorie della pesca di gamberetti), in Brasile, uno dei maggiori affluenti del Rio delle Amazzoni, documentando per la prima volta la contaminazione da microplastica di questo habitat. Hanno rinvenuto particelle di plastica in tredici delle sedici specie esaminate, tra cui il piranha rosso (Pygocentrus nattereri), l’Ossubtus xinguense e il pacu nano (Myloplus rubripinnis). I ricercatori dell’università federale di Parà hanno scelto questo particolare corso d’acqua sia per la grande varietà di specie presenti che per l’eterogeneità delle loro abitudini alimentari.
Leggi anche: La plastica è il peggior nemico degli animali marini
Leggi anche: Capodoglio trovato morto con oltre mille oggetti di plastica nello stomaco
Leggi anche: Il 90% della plastica in mare arriva da appena 10 fiumi
Dalla ricerca, intitolata First account of plastic pollution impacting freshwater fishes in the Amazon: Ingestion of plastic debris by piranhas and other serrasalmids with diverse feeding habits e pubblicata sulla rivista Environmental Pollution, è emerso che circa un quarto degli esemplari e l’80 per cento delle specie analizzate hanno ingerito particelle di plastica che vanno da 1 a 15 millimetri di lunghezza. L’analisi del contenuto dello stomaco dei pesci ha inoltre identificato una dozzina di polimeri distinti utilizzati per fabbricare articoli in plastica, tra cui buste, bottiglie, imballaggi per alimenti e attrezzi da pesca. I polimeri plastici più presenti nei pesci, secondo lo studio, sono polietilene, poliammide, rayon e polipropilene.
L’obiettivo dei ricercatori, inizialmente, era quello di studiare l’ecologia dei pesci e le loro abitudini alimentari, fin quando non si sono resi conto della gravità della situazione. “È stata una triste sorpresa – ha affermato Tommaso Giarrizzo, esperto di ecologia acquatica dell’università di Parà – quando abbiamo iniziato ad analizzare il contenuto dello stomaco dei pesci abbiamo trovato la plastica. È allarmante perché questo inquinamento si sta diffondendo in tutto il bacino amazzonico”.
Uno dei dati emersi dallo studio è la trasversalità del problema, frammenti plastici sono infatti stati trovati in specie erbivore, onnivore e carnivore, senza considerare che la maggior parte di queste specie è largamente consumata dalle numerose comunità che traggono sostentamento dal Rio delle Amazzoni. “È orribile sapere che i detriti di plastica vengono ingeriti dall’80 per cento delle specie ittiche analizzate e che molte di esse sono consumate dagli esseri umani – ha commentato uno degli autori dello studio, Marcelo Andrade. – L’inquinamento plastico è una minaccia per gli esseri umani in tutto il mondo”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.
Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.
È aumentato il numero di Comuni italiani sui cui territori sono presenti spiagge alle quali è stata riconosciuta la Bandiera blu.
Che fine fa il vetro, quando si rompe? Se lo trattiamo bene, è uno dei pochi materiali che non vedrà mai la discarica. Qui vi raccontiamo come e perché. Con l’aiuto di CoReVe.
Nasce il Parco nazionale del Matese, la 25esima area protetta italiana che ospita un’enorme biodiversità tra Campania e Molise.
Il 6 maggio l’Italia ha già consumato tutte le risorse naturali rinnovabili che le spettano per l’intero 2025: è l’Overshoot day del nostro paese.
Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa indica per la prima volta una situazione globale “difficile”. Male l’Italia.
Combattimenti tra animali, caccia al trofeo e allevamento in gabbia: nessuno degli emendamenti che avrebbero contrastato queste pratiche è stato approvato dalla maggioranza di Governo in Parlamento.