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Con la mobilità dolce al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza è possibile una ripresa sostenibile. Ma al momento mancano strategie coerenti.
La mobilità dolce come chiave della ripartenza sostenibile dell’Italia. Ciclovie, cammini, sentieri, ferrovie locali, borghi e turismo slow, devono essere adeguatamente supportati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche per garantire nuovi posti di lavoro e una maggiore tutela dei territori; e invece nel testo approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 12 gennaio questi temi presenti solo in modo parziale, in diversi casi senza identificare le risorse adeguate e senza configurare una strategia coerente. Per questo motivo la rete di associazioni che costituisce l’Alleanza per la Mobilità Dolce (Amodo), ha elaborato un documento con sette proposte di integrazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che nelle prossime settimane sarà preso in carico dal governo Draghi.
È il caso delle reti per la mobilità dolce a piedi e in bicicletta, indicate solo in modo frammentato nelle prime due missioni del testo; Amodo propone di inserire l’insieme di questi cammini, sentieri e ciclovie come una componente della missione 3, incentrata sulle infrastrutture per una mobilità sostenibile. In secondo luogo, attraverso il Next Generation Italia si dovrebbe puntare alla realizzazione di 5.000 chilometri di reti urbane ciclabili e di 10.000 chilometri di reti di collegamento tra paesi, percorsi su strade a basso traffico, greenways e ciclovie turistiche: si tratta di progetti che richiedono due miliardi di investimenti e che potrebbero essere realizzati in sei anni. Al contempo andrebbe rafforzata la rete di cammini, sentieri e percorsi, creando una mappa integrata delle reti di mobilità dolce e con le connessioni con il sistema di trasporto.
La quarta proposta avanzata da Amodo punta a riequilibrare gli investimenti ferroviari, dirottando maggiori risorse verso il trasporto locale e le ferrovie regionali: si dovrebbe passare dagli attuali 5,6 miliardi a 12,5 miliardi, riducendo le altre voci di spesa per l’alta velocità e per le lunghe distanze. Anche il grande aspetto del turismo sostenibile, presente in alcuni punti del testo, andrebbe legato a quello della mobilità dolce e dei territori, indicando progettualità precise e vincolate al senso complessivo del Piano. C’è poi il grande tema dei borghi, che andrebbero pensato non solo in chiave turistica ma anche come luoghi dove abitare, vivere e fare impresa, in cui supportare la comunità locale affinché non venga meno il presidio territoriale e la tutela dell’identità; obiettivo che passa necessariamente attraverso l’aumento delle dotazioni di servizi sanitari, di trasporto collettivo e di connessioni digitali. L’ultima proposta riguarda i temi più ampi della partecipazione, della formazione, della qualità dei progetti e del coinvolgimento del terzo settore: tutti elementi fondamentali per far sì che il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa fare da volano alla mobilità dolce in Italia.
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