Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
Il mondo, oggi, può essere terrorizzante. Una riflessione da condurre con i nostri bambini
Che cosa diciamo ai bambini di quanto succede in questi giorni? Che cosa diciamo al nostro “bambino interiore” sgomento davanti agli schermi, ai giornali, ai monitor, che ci fanno partecipare al dramma con una intensità raramente provata prima, giacché i media sono sempre più presenti nei primi piani del mondo e il mondo è presente sempre
Che cosa diciamo ai bambini di quanto succede in questi giorni? Che cosa diciamo al nostro “bambino interiore” sgomento davanti agli schermi, ai giornali, ai monitor, che ci fanno partecipare al dramma con una intensità raramente provata prima, giacché i media sono sempre più presenti nei primi piani del mondo e il mondo è presente sempre più in primo piano nella nostra vita?
Che cosa diciamo, per non perderci nel già detto della retorica, nelle facili risposte dell’odio o nell’ancor più facile rimozione di tutto l’accaduto, come fosse un altro terribile telefilm?
Ci sono delle cose che non capiamo. Ci sono delle cose in cui non c’è niente da capire, c’è solo da agire perché non succedano più.
E allora qualcosa dobbiamo dire, qualche cosa dobbiamo fare. Perché il rischio è quello di lasciarsi sopraffare dall’angoscia e questo non vale solo per i bambini, ma anche per noi che bambini siamo stati e per nostri bambini vorremmo creare un mondo degno di essere vissuto.
Non siamo inermi e impotenti davanti a ciò che succede, c’è molto da dire, c’è molto da fare. Siamo tutti abitanti di questo stesso pianeta e non ne abbiamo uno di ricambio e dovremo trovare il modo di vivere tutti insieme. Ogni momento è buono per cominciare a “utilizzare” ciò che succede, anche ciò che succede di brutto, di molto brutto, non come una scusa per creare ancora più odio, ancora più divisione, ancora più violenza, ma per rafforzare la nostra volontà di trovare prima di tutto cosa ci accomuna come esseri umani… l’amore per i bambini, tanto per cominciare.
È necessario fare leva su quanto di bello di grande e di glorioso condividiamo con tutti gli esseri umani, possiamo provare a immaginarci tutti come cellule di un unico organismo, diversi nella forma e nella funzione ma tutti accomunati da una stessa finalità: vivere e far vivere l’organismo intero.
– Marcella Danon, da LifeGate.it, 2004
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