Bayer vuole Monsanto a tutti i costi. Ma i dubbi restano
La telenovela Bayer-Monsanto durante l’estate si è arricchita di nuovi episodi, ma resta ancora apertissima. La casa farmaceutica tedesca sembra più che determinata a comprare l’azienda americana, leader nel mercato degli Ogm. Ma finora tutte le sue offerte miliardarie sono state rifiutate senza appello. Nel frattempo, il mondo dell’agricoltura (e non solo) guarda con preoccupazione
La telenovela Bayer-Monsanto durante l’estate si è arricchita di nuovi episodi, ma resta ancora apertissima. La casa farmaceutica tedesca sembra più che determinata a comprare l’azienda americana, leader nel mercato degli Ogm. Ma finora tutte le sue offerte miliardarie sono state rifiutate senza appello. Nel frattempo, il mondo dell’agricoltura (e non solo) guarda con preoccupazione a questa fusione-monstre. E alcuni studiosi puntano il dito: la fusione Bayer-Monsanto a detta loro sarebbe una chiara violazione dei principi della concorrenza.
Se andasse a buon fine, quest’operazione gigantesca sarebbe destinata a stravolgere gli equilibri dell’agricoltura mondiale. E sono già arrivate le prime analisi, documentate e approfondite, che lo dimostrano. Ne è un esempio un paper del Konkurrenz Group, una società di consulenza formata da due ex-esponenti dell’Antitrust statunitense, citato da Linkiesta. Le conclusioni a cui giungono, dopo una fitta analisi, sono nette. Sulla base della sezione 7 del Clayton Act, che costituisce il principale riferimento normativo per il tema della concorrenza nelle fusioni, il matrimonio Bayer-Monsanto sarebbe contrario ai principi della concorrenza. Questo perché:
Renderebbe ancora più oligopolistici settori che già lo sono: per fare un solo esempio, una “Bayersanto” controllerebbe circa il 70 per cento della superficie statunitense coltivata a cotone.
Amplificherebbe lo strapotere di Monsanto nel campo degli erbicidi e delle sementi.
Eliminerebbe la concorrenza diretta tra Bayer e Monsanto in campo di genetica, sementi ed erbicidi, ma anche in innovazione, ricerca e sviluppo.
Violerebbe una sentenza del 2008 che vieta a Monsanto di riacquisire alcuni asset che ha dovuto cedere.
Si tradurrebbe in un aumento dei prezzi di produzione e al dettaglio. Inoltre ridurrebbe drasticamente la possibilità di scelta, tanto per gli agricoltori quanto per i consumatori.
Monsanto ha detto sì. Dopo cinque mesi di trattative e tentennamenti, la società americana ha accettato l’offerta di Bayer: 66 miliardi di dollari, compreso il debito. Si passa così da 127,5 a 128 dollari ad azione. Per giunta, la casa farmaceutica tedesca si impegna a pagare una commissione da 2 miliardi di dollari qualora l’Antitrust
Monsanto è ancora in trattative con alcune società, Bayer compresa, per discutere “opzioni strategiche alternative”. A un mese di distanza dal “no” all’offerta di Bayer, che aveva messo sul piatto 62 miliardi di dollari per acquisire il gigante statunitense degli ogm, la partita è ancora aperta. La dichiarazione, riportata dall’agenzia Reuters, arriva direttamente dalla società. Monsanto si
Donald Trump sceglie la strada del protezionismo, annunciando dazi su Cina, Canada e Messico e promettendo di fare lo stesso anche con l’Unione europea.
293.444 stufe green distribuite alle famiglie locali, 381.830 tonnellate di legno risparmiate, oltre 240 nuovi posti di lavoro creati: sono i risultati del progetto sostenuto da Cassa Depositi e Prestiti attraverso l’adesione al programma Climate Action per la compensazione delle emissioni.