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Dopo l’annuncio, l’offerta. Bayer mette sul piatto 62 miliardi di dollari per l’acquisto di Monsanto. Un’operazione “mostruosa” che lascia perplessi.
62 miliardi di dollari, in contanti: è questa l’offerta di Bayer, la multinazionale tedesca “madre” dell’aspirina, per Monsanto, il gigante americano nella produzione di sementi ogm, pesticidi e diserbanti. L’operazione è ancora tutta da definire, ma i vertici delle due multinazionali si sono già incontrati per parlarne. E, mentre gli analisti si interrogano sulle possibili ripercussioni di quest’acquisizione-monstre, alcuni investitori di Bayer storcono il naso.
La notizia era nell’aria da qualche giorno, ma la conferma è arrivata giovedì e ora è trapelata anche la cifra.
Today we’re announcing our proposal to create a global #ag leader. #AdvancingTogether https://t.co/zFRZrCDvU7 pic.twitter.com/BZViKMhMe0
— Bayer AG (@Bayer) 23 maggio 2016
L’ingresso di Bayer nel mercato delle sementi risale al 2002 ed è quindi relativamente recente, rispetto alla sua storia che affonda le radici nel 1863. L’azienda tedesca ora è il terzo produttore al mondo, ma questo ruolo sembra vacillare di fronte alle fusioni che hanno interessato il settore in questi mesi. Se acquisisse Monsanto – spiega un’analisi dell’agenzia Bloomberg – Bayer si ritroverebbe indisturbata al primo posto, ampliando il suo portafoglio di sementi (riso, cotone, ortaggi) con altre 2 mila varietà (tra cui mais, soia e grano). Se andassero a buon fine anche le altre due maxi-fusioni Dow Chemical-DuPont e National Chemical China Corp-Syngenta, il 75 per cento del mercato dell’agrochimica sarebbe in mano a tre soggetti.
Ci si deve ora interrogare su quale sia la strategia di Bayer per finanziare la più grande acquisizione estera nella storia dell’economia tedesca. Monsanto, infatti, ha una capitalizzazione di poco più di 44 miliardi di dollari ma Bayer ha messo sul tavolo 62 miliardi di dollari in contanti, pari a 122 dollari ad azione, un premio del 20 per cento sulla chiusura dei titoli venerdì scorso e del 37 per cento rispetto al 9 maggio, vigilia delle prime indiscrezioni. L’azienda ha dichiarato di voler finanziare l’operazione con un mix di titoli di debito e nuovi capitali, attendendosi una forte generazione di cassa che le permetterebbe di ridurre velocemente l’indebitamento. Inoltre, prevede che l’accordo le possa garantire sinergie per un valore di 1,5 miliardi di dollari a partire dal terzo anno.
In questo modo Bayer cerca di tranquillizzare gli investitori, che fin dai primi momenti si sono preoccupati per la possibilità che venissero ceduti degli asset (all’indomani della notizia già si vociferava di un addio alla divisione veterinaria, alla consociata Covestro o al ramo statunitense che produce erbicidi e fungicidi). Certo è che l’operazione, se andrà a buon fine, sposterà nettamente il baricentro di Bayer verso l’agrochimica a discapito del ramo pharma, che al momento gode di ottima salute e che è proprio quello su cui puntano molti degli investitori. «Speravo che fossero passati i tempi dell’arrogante costruzione di un impero e dell’ignoranza su chi siano i veri proprietari dell’azienda», ha dichiarato a Reuters John Bennett della Henderson Global Investors.
Ma c’è anche chi legge la decisione con gli occhi del marketing, come Eric Schiffer, numero uno della società di consulenza californiana ReputationManagementConsultants.com: “Monsanto è vista come il demonio – dichiara – e Bayer ha la capacità di trasformare il brand”. Per l’azienda tedesca però sarà una bella gatta da pelare, tanto che si vocifera che ci siano già due agenzie di pr al lavoro. Non sarà facile infatti convincere quel 75 per cento dei connazionali che – secondo uno studio pubblicato il mese scorso dal ministero dell’Ambiente tedesco – si dichiara contrario agli ogm.
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