Giovanni Negro, sua moglie Maria Elisa e i loro 4 figli formano il team familiare che conduce l’azienda che ha come insegna il loro cognome, a Monteu Roero (Cn). Là dove il Tanaro fa da liquida linea di confine tra le Langhe a ovest, colline dei grandi rossi piemontesi, e il Roero, a est, anche
Giovanni Negro, sua moglie Maria Elisa e i loro 4 figli formano
il team familiare che conduce l’azienda che ha come insegna il loro
cognome, a Monteu Roero (Cn). Là dove il Tanaro fa da
liquida linea di confine tra le Langhe a ovest, colline dei grandi
rossi piemontesi, e il Roero, a est, anche qui colli ridisegnati
dai filari capaci però di dare grappoli dorati per vino
bianco Docg dal carattere piemontese e dal sapore mediterraneo,
l’Arneis, stesso nome dell’uva.
Il vitigno è tra queste colline almeno dal 1478, stando a
citazioni storiche. Ma anche gli avi-viticoltori dei Negro non
scherzano. Giovanni, curiosando nell’archivio storico di Monteu,
scovò un volume molto antico in cui si descriveva la vita
agricola di Audino Negro, che aveva un podere, un podio, come si
chiamava allora, con filari d’uva là proprio dove Giovanni
aveva da tempo un vigneto di poco più di 3 ettari dedicati
all’uva arneis. Un avo illustre, insomma e a lui i Negro hanno
dedicato, a partire dal 1975, un Arneis strepitoso, etichettato
Perdaudin, che sta a indicare, in dialetto roerino, il Podio di
Audino.
Il vino in cantina segue un iter di lavorazione semplice e breve,
viene pronto e imbottigliato già otto mesi dopo la
vendemmia. Le qualità del Perdaudin derivano tutte dal
terreno, sabbioso, ricchissimo di conchiglie e fossili, che per
trovarli basta grattugiare un po’ le zolle. Peccato che spesso si
frantumano al passaggio delle macchine agricole. Derivano
però anche da un coltivazione rispettosa delle piante e
prima ancora da una cura scrupolosa del terreno stesso. Banditi da
sempre la chimica e i concimi artificiali, i filari si alternano a
bellissimi corridoi compatti di trifoglio, il suolo è
arricchito da concime scelto negli allevamenti di bovini del
saluzzese, e dall’humus che, dietro la cantina, compatti squadroni
di lombrichi producono a ritmo serrato. Uno stile biologico non
codificato né certificato ma applicato per tradizione e
convinzione da sempre. Il Perdaudin viene eccellente così da
oltre 30 anni, perché cambiare?
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