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Molto presto le multinazionali francesi saranno obbligate a vigilare sul rispetto dei diritti umani lungo tutta la loro supply chain.
A fine novembre, il tormentato iter legislativo della proposition de loi sur le devoir de vigilance des sociétés mères et des entreprises donneuses d’ordre (proposta di legge sull’obbligo di vigilanza delle società madre) ha registrato un importante passo avanti con l’approvazione da parte dell’Assemblée Nationale francese. Quando a gennaio il parlamento darà l’ultimo via libera a questa legge, la Francia compirà un significativo progresso nella difesa dei diritti umani non solo sul suo territorio, ma in tutto il mondo.
A partire dal 2018, ogni grande impresa con sede in Francia e più di 5.000 dipendenti sarà tenuta a redigere un “piano di vigilanza” pubblico con lo scopo di: “identificare i rischi e prevenire le violazioni gravi ai diritti umani e alle libertà fondamentali, la salute, la sicurezza delle persone e anche l’ambiente” che derivino direttamente o indirettamente dalle loro attività o da quelle delle loro filiali, subappaltatori o fornitori, ovunque si trovino nel mondo. Nel dettaglio, Il piano dovrà comprendere una cartografia dei rischi, delle procedure di valutazione periodica della situazione presso filiali, subappaltatori e fornitori, delle azioni di prevenzione e riduzione dei rischi. Un meccanismo di allerta e di raccolta delle segnalazioni da parte dei sindacati relative ai rischi di violazione dovrà inoltre essere predisposto come pure un sistema di feedback e valutazione delle misure messe in atto. A prima vista, si potrebbe obiettare che non è molto di più di quanto già non raccomandino i testi internazionali. La forza di questa legge sta piuttosto nel fatto di prevedere delle sanzioni economiche per chi non la rispetta. Le multinazionali che infatti non si doteranno di un piano andranno incontro a sanzioni sino a 10 milioni di euro. Se però saranno ritenute responsabili di violazioni o danni gravi, la pena potrà essere triplicata e raggiungere così fino a 30 milioni di euro. Una cifra considerevole, anche se non abbastanza dissuasiva per ong e sindacati francesi, pur lieti che la legge vada in porto. Del resto, questi ultimi potrebbero avere un ruolo da giocare nell’elaborazione dei piani di vigilanza dal momento che la legge afferma cha dovranno essere realizzati in collaborazione con gli stakeholders dell’azienda, fra cui appunto ong e sindacati.
Nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, le libertà fondamentali sono spesso calpestate come da tempo denunciano le più importanti ong internazionali. In un recente rapporto, Amnesty International ha accusato il numero uno dell’olio di palma e i suoi clienti – grandi marchi come Nestlé o Kellogg’s – di sfruttamento del lavoro minorile. Sempre pochi giorni fa, il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un’inchiesta sulle condizioni di lavoro nei ristoranti Mc Donald’s in Malesia, dove la multinazionale assume attraverso un’agenzia di interim locale. Nel mondo dell’hi-tech le violazioni dei fornitori dei grandi marchi sono regolarmente denunciate. Fino ad oggi però è stato difficilissimo mettere in causa davanti alla giustizia una multinazionale per le violazioni che avvengono presso un suo fornitore situato in un altro paese del globo, anche quando è provato che le condizioni commerciali da lei imposte ne sono all’origine.
La Francia non è il solo paese in cui si discutono norme per richiamare le multinazionali alla loro responsabilità. Il Forum citoyen pour la RSE, un collettivo francese che riunisce ong, associazioni e sindacati a sostegno della legge sul “devoir de vigilance”, ha recensito diverse iniziative: Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Svezia… e persino l’Italia, citata per via del decreto legge n°231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche nei casi di corruzione internazionali. Anche l’Unione europea si sta occupando della questione. E pure le Nazioni Unite: su iniziativa dell’Ecuador e del Sud Africa, il Consiglio dei diritti umani sta elaborando un trattato vincolante su multinazionali e diritti umani.
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