
Raddoppiare i chilometri pedalabili entro il 2030 e sostenere il settore della bicicletta con politiche industriali. Cos’è e perché è importante la Cycling strategy approvata dal Parlamento europeo.
Le donne musulmane pedaleranno insieme il 13 marzo per ribadire il diritto di andare in bici senza divieti. Una battaglia che ribadisce l’eguaglianza della donna.
Meno auto di lusso “scortati” dal marito, più bicicletta sole o in compagnia. Possiamo sintetizzare così la volontà delle donne milanesi di religione musulmana di pedalare insieme il 13 marzo. Dalle 14 e 30 una pedalata di otto chilometri a Milano, da via Padova a Porta Venezia, per rivendicare un diritto sacrosanto: poter andare in bicicletta senza che qualcuno possa vietarlo loro.
“Perché partecipare? Perchè ci va, perché è ecologico, perché fa bene alla salute!” scrivono sulla pagina Facebook dell’Unione mamme musulmane, tra i partecipanti all’iniziativa convocata dal Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, che invita “a partecipare alla biciclettata per dire no alla discriminazione contro le donne”. BikeMi sosterrà l’iniziativa fornendo le biciclette a chi non ne ha a disposizione.
Una protesta nata dopo che al programma Striscia la notizia (video) Ali Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate, ha affermato che è più decoroso per una donna spostarsi in un’auto di lusso piuttosto che in bicicletta. Pare abbia poi confessato di essersi espresso male, però meglio comunque chiarire la questione, soprattutto in occasione dell’Otto marzo.
Le donne in alcuni Paesi del mondo hanno ben poca emancipazione, a volte ai limiti della segregazione. Lo sanno bene, a proposito di auto di lusso, quelle donne in Arabia Saudita che stanno lottando per ottenere quello che in Europa si dà per scontato: la facoltà di poter guidare un’automobile. In Afghanistan l’emancipazione delle donne è ancora un traguardo lontano; lì c’è una squadra di ciclismo femminile che sta tentando progressivamente di erodere il muro fatto di pregiudizi maschili (e maschilisti).
L’iniziativa Bike The Nobel, lanciata dal programma radiofonico Caterpillar e dalla ciclista Paola Gianotti, ha favorito la candidatura della bicicletta al premio Nobel per la pace, esprimendola attraverso la squadra femminile afghana grazie anche all’impegno di oltre cento parlamentari italiani, come documenta anche la Cbs.
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La bicicletta, come racconta il documentario “Voglio una ruota”, ha favorito in qualche modo l’emancipazione delle donne a cavallo tra i secoli XIX e XX. C’è stato un tempo in cui anche in Italia era difficile per una donna poter decidere autonomamente e sentirsi libera di pensare e agire.
Ancora oggi in alcune parti d’Italia la vita delle donne non vede ancora quella libertà che la Costituzione dovrebbe garantire. Anche tra gli islamici c’è dibattito tra chi non vede di buon occhio l’idea che la moglie o la figlia possa spostarsi in bici e chi invece si stupisce ancora di questo tipo di divieti. La pedalata di domenica 13 marzo è un invito a chiudere al più presto questo dibattito, perché nel 2016 la donna non può che avere gli stessi diritti dell’uomo.
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