Nord Stream, la fuga di gas naturale nel mar Baltico si è fermata

Si è fermata la fuga di gas naturale verificatasi nei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 nel mar Baltico. L’ipotesi è che si tratti di sabotaggio.

  • Una triplice fuga di gas naturale nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 si è verificata nel mar Baltico.
  •  Danimarca, Svezia ed Unione europea parlano apertamente di sabotaggio.
  • La Russia respinge le accuse, e a sua volta chiama in causa gli Stati Uniti.

Aggiornamento del 1 ottobre. Il gasdotto Nord Stream 2 ha smesso di perdere gas naturale dalle falle emerse sotto il Mar Baltico. Lo riferisce l’Agenzia per l’energia danese. La notizia è confermata anche dal portavoce di Nord Stream Ag, Ulrich Lissek, secondo cui i motivi della fine della fuga di gas possono essere due: “O il gasdotto si è completamente svuotato, oppure la pressione dell’acqua e quella del gas nella condotta hanno raggiunto un equilibro tale da far in modo che il gas ancora all’interno non possa uscire”.

Aumentano, intanto, i sospetti di sabotaggio: secondo un’analisi di un gruppo di esperti, citata dal Guardian, le quattro falle nei due gasdotti Nord Stream 1 e 2 potrebbero essere state aperte con del tritolo, addirittura fino a 500 chili, fatto esplodere a 80 metri di profondità: da qui le esplosioni che si sono sentite prima che il gas cominciasse a fuoriuscire in superficie. A piazzare il tritolo – suggerisce lo studio, sarebbero stati i robot utilizzati per la manutenzione: il Nord Stream I, in questo periodo, era fermo proprio per via di lavori di riparazione.

I calcoli dell’Agenzia danese per l’energia mostrano che le perdite dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel peggiore dei casi hanno emesso 778 milioni di metri cubi standard di gas naturale. Il volume di gas trapelato equivale a emissioni di gas serra di circa 14,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (CO2e). In confronto, le emissioni di CO2e danesi sono state pari a circa 45 milioni di tonnellate di CO2e nel 2020. L’effetto climatico delle perdite corrisponde quindi al 32 per cento delle emissioni di gas serra danesi nel 2020.


Aggiornamento del 29 settembre. Sono quattro, e non tre, le fughe di gas dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel mar Baltico, due in acque svedesi e due in acque danesi. La quarta falla è stata riscontrata dalla Guardia costiera svedese, e con ogni probabilità si è aperta contemporaneamente alle altre tre, e non in seguito.

Intanto Greenpeace lancia l’allarme ambientale: “le perdite dei gasdotti Nord Stream, secondo le prime stime, potrebbero avere lo stesso potenziale di distruzione del clima di 30 milioni di tonnellate di anidride carbonica. È lo stesso delle emissioni annuali di 20 milioni di automobili nell’Unione europea”. Di “disastro climatico e ambientale potenzialmente senza precedenti” aveva parlato anche Stefano Grassi, capo di gabinetto del commissario europeo all’Energia.


Aggiornamento del 28 settembre. La triplice fuga di gas che ieri ha interessato i due gasdotti Nord Stream nel mar Baltico continua, e non sarà possibile intervenire ancora per almeno una settimana. Ancora adesso “c’è molto gas che sta fuoriuscendo, l’esplosione è stata molto grande, e quindi ci vorrà almeno una settimana o due prima che si possa indagare scendendo in profondità”, ha spiegato infatti il ministro della Difesa danese Morten Bodskov.

L’Unione europea intanto parla chiaramente di sabotaggio, e tramite l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri Joseph Borrell si dice profondamente preoccupata per i danni che hanno provocato perdite nelle acque internazionali del mar Baltico”. Preoccupazioni che riguardano soprattutto la sicurezza e l’ambiente, che hanno la massima priorità. Secondo l’Europa “tutte le informazioni disponibili indicano che tali perdite sono il risultato di un atto deliberato. Sosterremo qualsiasi indagine volta a ottenere piena chiarezza su cosa è successo e perché, e adotteremo ulteriori misure per aumentare la nostra resilienza nella sicurezza energetica. Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee è assolutamente inaccettabile e sarà accolta con una risposta solida e unita”.

Lo stesso ministro della Difesa danese è stato il più chiaro nell’assegnare la responsabilità del sabotaggio alla Russia “che ha una presenza militare significativa nella regione del Mar Baltico e ci aspettiamo che continui a lanciare  sciabolate”. Mosca però continua a respingere le accuse: secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, che chiede una indagine congiunta sull’accaduto, dietro l’incidente potrebbero esserci gli Stati Uniti: “era prevedibile, ma stupido e assurdo” accusare la Russia, “ma ricordiamoci che Biden a febbraio disse che voleva sbarazzarsi del Nord Stream. E oggi vediamo un aumento significativo dei profitti delle compagnie energetiche americane…”.

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Una triplice fuga di gas naturale, di metano, sta interessando dalla scorsa notte i due gasdotti Nord Stream 1 e 2 di proprietà della società energetica Gazprom e che collegano la Russia con l’Europa, in particolare con la Germania. Si sono verificate due fughe di gas vicino all’isola danese di Bornholm, nel mar Baltico, tra la Svezia e la Danimarca, al punto che è possibile vedere l’acqua del mare ribollire in un vortice che raggiunge un chilometro di diametro: il ministero della Difesa svedese ha pubblicato un video che documenta le esplosioni. Una terza fuga di gas si è verificata nelle acque svedesi.

 

L’allarme è stato lanciato congiuntamente dalle autorità danesi e svedesi, che hanno aperto un tavolo di confronto sulla triplice fuga di gas, mentre l’operatore dei due condotti, Nord Stream Ag, indipendente da Gazprom, parla di “danni senza precedenti” avvenuti nello stesso giorno e causati da un calo di pressione, aggiungendo di non avere una stima precisa dei tempi in cui potrà essere ripristinato il funzionamento.

Si ipotizza un sabotaggio del gasdotto Nord stream

Al momento i due gasdotti non sono operativi: il progetto del Nord Stream 2 è stato abbandonato dalla Germania agli inizi dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre il Nord Stream I è fermo ufficialmente da inizio settembre “per lavori di manutenzione” secondo quanto riferito da Gazprom, anche se la motivazione reale potrebbe essere ricondotta a una ritorsione russa alle sanzioni europee dovute alla guerra. Entrambi i gasdotti, però, erano ancora pieni di gas sotto pressione e la coincidenza e la gravità dei danni sui due gasdotti lasciano pensare a una azione di sabotaggio.

Nord Stream Ag fa sapere solamente che “le cause dei danni sono sotto indagine” mentre il quotidiano tedesco Tagesspiegel spiega che “il calo di pressione nei due gasdotti a breve distanza l’uno dall’altro” non è ritenuto una coincidenza dal governo di Berlino. La stessa polizia svedese ha aperto un’inchiesta per sabotaggio. Al momento è stata vietata la navigazione entro un raggio di cinque miglia nautiche e il sorvolo da parte di velivoli nel raggio di un chilometro. L’Agenzia danese per l’energia parla di “perdite di gas davvero ingenti” nei gasdotti Nord Stream 1 e 2: “Siamo preoccupati per quello che è successo”. Preoccupazione anche in Norvegia: il capitano della Marina norvegese Tor Ivar Strømmen, spiega senza mezzi termini alla Norwegian TV termini che “i russi hanno deliberatamente distrutto questi gasdotti, probabilmente cercheranno di incolpare qualcun altro, preferibilmente gli americani”.

Le accuse e i rischi ambientali

In attesa di capire le cause della fuga di gas, secondo Tim McPhie, portavoce della Commissione europea, “va seguito l’impatto potenziale della fuga di metano, un gas con effetti importanti sui cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria. Siamo in contatto diretto con gli stati membri sulla navigazione marittima”.

In risposta a Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha ha parlato di “un attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione nei confronti dell’Europa”, perfino il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha ammesso che “nessuna possibilità può essere esclusa, compresa quella del sabotaggio”, incolpando però l’Ucraina stessa, e Washington in quanto “deciso oppositore delle forniture di gas russo all’Europa.

Articolo in aggiornamento

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