
Le specie aliene invasive hanno un enorme impatto ecologico, sanitario, economico. Ma esistono delle strategie per tenerle sotto controllo.
Buone notizie per il pappagallo endemico della Nuova Zelanda a forte rischio estinzione: quest’anno sono nati 76 pulcini.
Il kakapo (Strigops habroptila) è un grande pappagallo di abitudini notturne e incapace di volare, nativo della Nuova Zelanda. Questo bizzarro pappagallo verde, evolutosi senza la necessità di volare vista l’assenza di predatori, era fino a pochi secoli fa uno degli uccelli più comuni della Nuova Zelanda, mentre oggi è a forte rischio di estinzione a causa dell’introduzione di ratti, gatti ed ermellini, ed è classificato come “in pericolo critico” dalla Lista rossa della Iucn. Estinto nella sua area d’origine, il kakapo vive oggi solo in tre piccole isole nelle quali è stato trasferito per aumentarne le possibilità di conservazione e ne sopravvivono appena 147 esemplari adulti. Ora però l’estinzione sembra un po’ più lontana per questi buffi animali.
I talk about the #conservation of two of the world’s rarest and most unusual birds. Come for the weird bird videos and pics; stay for the science! #kakapo #takahe #NZ pic.twitter.com/qVhrRYzMiw
— Dr Andrew Digby (@takapodigs) 12 ottobre 2018
La specie ha infatti vissuto una stagione riproduttiva da record, la migliore in oltre venti anni di sforzi per la loro conservazione. Quest’anno sono nati 76 pulcini di kakapo e, secondo gli esperti, 60 di loro arriveranno all’età adulta. Quest’anno su 50 femmine riproduttrici ben 49 hanno deposto uova, superando ampiamente il precedente record registrato nel 2016, quando erano nati 37 pulcini.
Leggi anche: Sull’isola di Montecristo non c’è più neanche un ratto, e le berte sono contente
Il merito delle numerose nascite sarebbe una conseguenza della massiccia semina nelle foreste neozelandesi di Dacrydium cupressinum, noto come rimu, una conifera endemica i cui frutti sono uno degli alimenti preferiti dai kakapo. Gli accoppiamenti riusciti dipendono proprio dalla quantità di frutti presenti sugli alberi, poiché le femmine, per essere pronte ad allevare la prole, devono aumentare di peso. “Nelle ultime due stagioni ci sono state enormi quantità di frutta, come non se ne vedevano da 50 anni – ha spiegato Andrew Digby, consulente scientifico del Programma di recupero dei kakapo del Dipartimento della conservazione della Nuova Zelanda. – Ecco perché le femmine capiscono che è tempo di riprodursi. Quest’anno gli accoppiamenti sono iniziati molto prima del solito, il che significa che sono stati in grado di nidificare due volte”.
Considerato l’esiguo numero di esemplari, il kakapo è oggetto di un intensivo programma di tutela da parte del Dipartimento della conservazione della Nuova Zelanda. Il merito della positiva stagione riproduttiva è anche della tecnologia: i nidi dei kakapo vengono monitorati con un drone e le uova fertili vengono rimosse e covate in cattività per aumentarne le possibilità di schiusa. Le vere uova vengono sostituite con uova create da una stampante 3D. Ogni kakapo è inoltre dotato di un trasmettitore e sistemi di monitoraggio remoto sorvegliano costantemente i loro nidi, non c’è dunque “nessuna privacy” per i kakapo durante la stagione della riproduzione, ha ammesso Digby. “Posso essere in qualsiasi parte del mondo e fare login e scoprire quali kakapo si sono accoppiati la scorsa notte, con chi si sono accoppiati e per quanto tempo si sono accoppiati”.
Leggi anche: Le 100 specie di uccelli più insolite e minacciate del pianeta
La popolazione dovrebbe arrivare ad almeno 500 esemplari, affinché gli scienziati possano allentare il loro controllo. “Una popolazione di soli 147 individui potrebbe estinguersi abbastanza rapidamente – ha detto Digby. – Vogliamo ottenere 150 femmine riproduttrici, e idealmente alcune popolazioni non gestite, prima di iniziare a rilassarci un po’”. Oggi però questo obiettivo non sembra così irraggiungibile e la specie negli ultimi 40 anni ha compiuto passi da gigante, nel 1977 esistevano infatti solo 18 pappagalli. “Il kakapo è un uccello molto insolito, è l’unico pappagallo inabile al volo del mondo e ha seguito un peculiare percorso evolutivo per 30 milioni di anni – ha spiegato il biologo neozelandese – I kakapo sono strani e unici e abbiamo tanto da imparare da loro”.
Per migliorare le opportunità di sopravvivenza di questi animali è importante anche farli conoscere alle persone, per questo i funzionari del Dipartimento della conservazione della Nuova Zelanda girano il Paese con un kakapo di nome Sirocco, ambasciatore della propria specie. “La gente si innamora di loro, hanno dei comportamenti quasi umani e ognuno ha la propria personalità – ha affermato Digby. – Lo scopo del nostro programma è far sì che ogni bambino sappia cos’è un kakapo, proprio come conosce l’elefante o il leone”.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le specie aliene invasive hanno un enorme impatto ecologico, sanitario, economico. Ma esistono delle strategie per tenerle sotto controllo.
Lo ha fatto sapere la Provincia di Trento che ha agggiuno che “da un primo esame esterno della carcassa dell’orsa F36 non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte”.
Francesco Barberini è un giovane ornitologo italiano. Ci porta alla scoperta delle foreste di Otonga in Ecuador, un’area che rappresenta un vero patrimonio floro-faunistico per la Terra.
Un’invasione che sta mettendo a rischio l’ecosistema lagunare e le attività ittiche. Tra scarsi monitoraggi e l’invito al consumo umano, si sta perdendo di vista il vero problema: la perdita di biodiversità.
La presenza del lupo in Italia e in Europa è un argomento molto controverso. Un predatore che suscita timore ma che ricopre un ruolo fondamentale per la biodiversità.
Ora i giudici contrari al marco temporal, ovvero il processo di demarcazione per togliere le terre agli indigeni in Brasile, sono 4. Quelli a favore 2. Il 20 settembre si torna al voto.
In preda allo sconforto verrebbe da pensare che la convivenza tra uomini e grandi predatori sia definitivamente fallita. Tuttavia non ci si può né ci si deve arrendere.
Secondo un recente studio, il numero di leontocebi in Brasile ha raggiunto 4.800 individui, dopo aver combattuto con l’estinzione e la febbre gialla.
Cambiare il rapporto tra essere umano e squali porterebbe effetti a cascata sull’intero ecosistema marino. Il parere della biologa marina Melissa Cristina Márquez.