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Oggi, il consumo di carburante e le emissioni sono sempre più fattori determinati nella scelta di un’auto. Da gennaio i costruttori sono obbligati a fornire i dati misurati grazie ai nuovi test di omologazione Wltp, più realistici e trasparenti.
Nel settembre del 2017 il primo grande cambiamento. Circa un anno fa entrava infatti in vigore per la prima volta una nuova procedura di omologazione europea per rendere più trasparenti i dati di omologazione di tutte le auto. Dietro l’acronimo Wltp (Worldwide harmonized light vehicles test procedure) si nasconde infatti un nuovo test che misura consumi ed emissioni con modalità più severe e, soprattutto, lo fa considerando un uso più reale, grazie a rilevamenti effettuati in laboratorio associati a prove su strada. L’evoluzione, rispetto al precedente test Nedc introdotto negli anni Ottanta, è fondamentale per evitare che si ripropongano gli scandali del passato. Dall’1 gennaio 2019 tutti i costruttori dovranno rendere noti al pubblico i nuovi dati emersi dai test Wltp.
Il risultato? Per le case automobilistiche, al fine di restare al di sotto dei valori limite di CO2 fissati dall’Unione Europa (e di evitare le pesantissime sanzioni previste), è uno stimolo a proporre modelli sempre più sostenibili e innovativi, con ampio ricorso a nuove forme di alimentazione, come l’ibrido, l’ibrido plug-in e l’elettrico. Dall’altra, privati e aziende (soprattutto i responsabili delle grandi flotte), hanno strumenti migliori e più trasparenti per scegliere basandosi su dati reali su consumi ed emissioni inquinanti delle vetture. I nuovi test Wltp hanno cambiato il criterio di scelta delle auto? Da un recente studio condotto dal Corporate Vehicle Observatory, il centro studi sulla mobilità e sulle tendenze del mercato creato da Arval nel 2002, sembrerebbe proprio di sì. La ricerca, che coinvolge 15 paesi, e che rappresenta una piattaforma neutrale sul tema della mobilità aziendale, ha raccolto dati che dimostrano come le aziende si aspettino impatti significativi dall’introduzione del nuovo ciclo di omologazione e che, in parte, li hanno già riscontrati.
Secondo lo studio europeo, sono soprattutto i responsabili delle flotte aziendali nel resto d’Europa ad aver posto maggiore attenzione ai nuovi test Wltp; lì infatti la percentuale di fleet manager che dichiara di aver registrato impatti a seguito dei nuovi test è del 18,2 per cento, contro il 7,2 rilevato in Italia. Che ci sia in atto un cambiamento nei modelli della mobilità è evidente. A spingere il cambiamento soprattutto l’arrivo di motorizzazioni alternative ai tradizionali gasolio e benzina. Poter determinare il consumo realistico di carburante e le emissioni di scarico dei veicoli sta sortendo una lenta trasformazione anche nei criteri di scelta di questo o quel modello. Molti degli intervistati dalla ricerca Arval – in questo caso tutti fleet manager – pensano infatti che questo nuovo test avrà un impatto sulla politica di gestione della flotta aziendale.
I dati emersi dalla ricerca dimostrano che per le aziende, ma a tendere sarà così anche per i consumatori, la CO2 e le cosiddette polveri o particelle sottili, due fra gli agenti inquinanti più responsabili dell’effetto serra e della qualità dell’aria, sono le emissioni che vengono prese maggiormente in considerazione nelle company car policy dalle aziende italiane. Al terzo posto c’è il NOx, considerato dal 16 per cento delle aziende italiane come importante nella scelta di un’auto. Su questo tema la normativa UE (443/2009) stabilisce per i costruttori importanti obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di NOx entro il 2021 per tutti i nuovi veicoli omologati (95 g/km per la CO2 e 80 g/km per gli NOx), un passo importante verso una mobilità sempre più sostenibile.
Ma quali sono gli inquinanti misurati dai nuovi test omologativi Wltp presenti nel processo di combustione dei motori e che effetto hanno?
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