L’odio non ha futuro. 600 sindaci fanno da scorta a Liliana Segre e all’Italia che non odia

“Cancelliamo tutti insieme le parole d’odio e indifferenza e abbracciamoci in una catena umana di empatia che ci faccia uomini e donne giusti e forti”. Queste le parole della senatrice Segre al corteo organizzato in suo onore a Milano cui hanno preso parte oltre seicento sindaci.

Con le fasce tricolori. Senza simboli di partito e tutti sotto un’unica bandiera, quella verde, bianca e rossa. E mossi da un’unico sentimento: essere la scorta di Liliana Segre contro l’odio che ogni giorno cerca di coprire la voce della senatrice a vita e contro ogni forma di disprezzo della diversità e di intolleranza. Così si sono presentati in piazza dei Mercanti a Milano gli oltre seicento primi cittadini e assessori che martedì 10 dicembre hanno sfilato attraverso piazza Duomo, la galleria Vittorio Emanuele II fino a radunarsi in piazza della Scala.

Lo sguardo dell’amicizia

“L’odio non ha futuro”: questa è la scritta che campeggia dietro le spalle di Segre, ottantanove anni, nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 19 gennaio 2018, in occasione degli ottant’anni delle leggi razziali fasciste.

I seicento sindaci, Liliana Segre non li considera una scorta, li chiama figli: “Parlo da madre, e non da nonna come sono solita fare nelle scuole, dove racconto ai ragazzi l’orrore dell’odio”. La Segre, come tanti ebrei, rimase vittima delle leggi del fascismo e all’età di 8 anni fu costretta ad abbandonare la scuola elementare mentre a 14 – partendo dal Binario 21 della stazione di Milano centrale – fu internata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Alla selezione Liliana Segre ricevette il numero di matricola 75.190 tatuato ancora oggi sull’avambraccio.

“Io l’odio l’ho conosciuto, ho sentito le parole dell’odio, insultanti, che ti fanno sentire un rifiuto della società. Quando ho trovato la forza di raccontare guardavo e guardo gli occhi dei giovani che mi ascoltano e vedo in loro future candele della memoria. Stasera guardo negli occhi questi meravigliosi sindaci in fascia tricolore. Basta odio, parliamo d’amore, l’odio lasciamolo agli anonimi da tastiera”. La senatrice Segre ribalta con disarmante e prorompente efficacia la prospettiva distorta degli odiatori e lo fa citando la poesia di Primo Levi Ai miei amici in cui l’autore di Se questo è un uomo spiega come anche l’incontro di un attimo possa lasciare un ricordo per sempre: “È empatia, è scelta di accogliere l’altro per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse”.

sindaci Liliana Segre Milano
Il murale dedicato a Liliana Segre realizzato dallo street artisti Tvboy sui Navigli di Milano © Luca Cereda/LifeGate

Una, tutti, centomila

I sindaci applaudono, urlano: “Liliana, siamo noi la tua scorta”. A migliaia però si sono accodati al corteo: anche la società civile è in piazza. Tra loro c’è la signora Michela: “In piazza ci sono i sindaci ma ci siamo anche noi, ci sono anch’io che sono una nonna”. Perché contro l’odio c’è bisogno di tutti: “Contro l’odio e il modo di esprimersi violento in politica e tra di noi, bisogna essere più educati e pensare agli altri”. Come Michela, al passaggio del corteo ci sono migliaia di persone schierate ai lati della galleria che applaudono la senatrice a vita, affiancata dai sindaci di Milano e Pesaro, Giuseppe Sala e Matteo Ricci, i due organizzatori della manifestazione. Ci sono anziani, disabili, famiglie con i passeggini. “Ai fomentatori di odio diciamo che noi sindaci siamo pronti a tornare in continuazione in piazza fino a quando questo clima non cambierà”, così afferma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sottolineando la “grande partecipazione”.

“Ora tocca a voi!”

“Noi che siamo stati testimoni dell’odio non potremo fare memoria per sempre”. Il pensiero corre a Piero Terracina, che si è spento appena due giorni fa. “E ora tocca a voi – continua Segre -. Voi sindaci, con la vostra carica, avete una missione molto difficile e apprezzo molto che abbiate voluto lasciare per qualche ora i vostri compiti per questa stupenda occasione: il vostro impegno può essere decisivo per la memoria”.

“Siamo tutti molto felici di essere qua e io spero che lo sia soprattutto la Segre, ma anche il Paese per questa nostra testimonianza di cui c’è bisogno. Così come c’è bisogno che siamo noi i primi a non cadere in discorsi di odio e a correggerci l’un l’altro quando capita”: queste le parole del sindaco di Milano Beppe Sala prima della partenza della marcia. “Il razzismo è qualcosa che si sconfigge con le testimonianze come quella di Liliana Segre ma anche con atteggiamenti duri, di contrasto diretto dell’odio. E noi siamo qui anche per iniziare a cambiare questi atteggiamenti”, ha concluso Sala afferrando il testimone lasciato dalla senatrice Segre.

“Vogliamo dire con forza a tutti che non accettiamo nessun tipo di fanatismo, l’unico fanatismo che i sindaci accettano in questo Paese è quello per il rispetto degli altri, per la libertà, per la democrazia e per la Costituzione che con i nostri colori rappresentiamo”, queste invece le parole di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci – l’Associazione nazionale Comuni italiani. “Per questo oggi con le nostre fasce tricolori vogliamo fare da scorta civica a Liliana Segre. Ci sono questioni sulle quali i sindaci non si dividono mai. Noi siamo qui oggi per condannare le parole di violenza che sono arrivate a Liliana Segre”, ha concluso Decaro.

sindaci a Milano per Liliana Segre
Da sinistra Antonio Decaro, sindaco di Bari; Liliana Segre, senatrice a vita; Beppe Sala, sindaco di Milano © Luca Cereda/LifeGate

Il vaccino contro l’indifferenza

“Nell’Italia degli ottomila Comuni c’è un giacimento straordinario di storia che può essere tramandata alla comunità. Una storia che resta relegata ai luoghi, ai musei, gli istituti, le vie e le pietre di inciampo. Sta alla sensibilità delle amministrazioni comunali fare in modo che questo giacimento non venga abbandonato”, ha ricordato la senatrice a vita.

Coltivare la memoria è allora, ancora oggi, un vaccino prezioso contro l’indifferenza che è pericolosa come l’odio. “Siamo per la memoria e lo siamo nella Giornata mondiale dei diritti umani [il 10 dicembre, il giorno stesso del corteo, n.d.r.]. È per questo che vogliamo stringerci intorno alla senatrice Segre”: queste sono le parole di Giovannina Cirillo, consigliere comunale di Torre Annunziata in provincia di Napoli. Anche lei come Sala, come tutti gli oltre seicento sindaci, torna a casa con il testimone che Liliana Segre ha chiesto loro di custodire e alimentare: “Dopo oggi andremo con ancor più energia nelle scuole per insegnare ai ragazzi quanto è importante la memoria e battersi contro ogni forma di razzismo e discriminazione”, ha concluso la Cirillo.

Il tricolore. Il tricolore è il protagonista del corteo “L’odio non ha futuro”. Al termine del discorso della senatrice a vita, sul palco sale il presidente dell’Anci Antonio Decaro, che consegna una fascia tricolore a Liliana Segre in nome di tutti i Comuni italiani e gliela fa indossare. Dopo un minuto di silenzio un altro coro, spontaneo, libero, intona l’inno di Mameli. L’inno nazionale termina con un ulteriore grido: “Liliana, Liliana” ripete ancora la piazza, che non si svuota nemmeno quando vengono tolte le transenne.

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