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L’olfatto è uno dei cinque sensi. Purtroppo è difficile parlarne perchè questo senso utilizza l’emisfero destro del nostro cervello, quello non verbale.
L’olfatto è forse il più sottovalutato e potente dei nostri sensi, non conosciamo ancora appieno i suoi segreti ma è in grado di modificare profondamente il nostro inconscio. Una storica ricerca della psicologa Martha McClintock dell’Università di Harvard mostra che le studentesse che dormono insieme nei college sincronizzano senza volerlo il loro ciclo mestruale, proprio grazie all’influenza dei feromoni, sostanze chimiche non percettibili a livello cosciente che servono a stimolare l’attività sessuale. Altre ricerche dimostrano che i neonati riconoscono la madre dall’odore, e i genitori possono identificare in questo modo i vestiti indossati dai figli.
L’olfatto, come il gusto, è un senso chimico: avvertiamo l’odore di una sostanza quando le sue molecole stimolano le cellule presenti sulla mucosa olfattiva – dieci centimetri quadrati di superficie all’interno del naso – le quali trasmettono il segnale al bulbo olfattivo e agli altri centri cerebrali che hanno il compito di decodificare e interpretare i vari odori. Il suo potere evocativo dipende proprio dallo stretto collegamento con il sistema nervoso e in particolare col sistema limbico, che è il centro delle emozioni.
Tradizionalmente gli “odori primari” sono sei: floreale, eterico, muschiato, canforato, putrido e pungente, corrispondenti alle rose, alla frutta, al muschio, all’eucalipto, alle uova marce e all’aceto. Ovviamente ne distinguiamo molti di più: quelli “utili” dal punto di vista evolutivo sono circa 10mila. Ma riconoscere, e soprattutto descrivere gli odori è tutt’altro che facile, forse perché per interpretarli utilizziamo l’emisfero destro del nostro cervello, quello non verbale.
L’olfatto interagisce anche con il gusto, per consentirci di riconoscere quelli che definiamo sapori. Il gusto vero e proprio, che ha sede sul palato, riconosce infatti solo i quattro sapori di fondo. Le percezioni più sottili, più diffuse, che completano l’esperienza sensoriale ci vengono dal naso: per questo, quando siamo raffreddati, il cibo perde sapore.
Negli anziani la perdita del senso dell’olfatto – e quindi del gusto – può essere tanto rilevante da causare malnutrizione e altre conseguenze legate ad una scorretta percezione di sapori come “dolce” e “salato”.
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