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Opera in fiore offre a persone con disabilità, migranti e detenuti l’opportunità di lavorare nell’ambito della cura dell’ambiente o della moda sostenibile.
“La vita ha due doni preziosi: la bellezza e la verità. La prima l’ho trovata nel cuore di chi ama e la seconda nella mano di chi lavora”, scrisse il poeta Khalil Gibran.
Le persone che hanno superato prove difficili sono spesso quelle che amano di più la vita perché ne riconoscono appieno il valore. Spesso, sono anche quelle che hanno più amore da dare, perché conoscono l’urgenza di essere amate. La necessità di essere apprezzate per quello che sono, senza inganni. E talvolta è proprio grazie a ciò che fanno che riescono davvero a esprimere chi sono.
Opera in fiore è una cooperativa sociale non profit che nasce a Milano nel 2004 per aiutare uomini e donne in cerca di un’opportunità – fra cui disabili, detenuti, senzatetto e migranti – a trovare lavoro, soprattutto nell’ambito della manutenzione del verde, con la creazione o la cura di giardini, parchi e terrazzi, della riqualificazione urbana e della vendita di piante da esterni e interni, che si possono ricevere anche a casa, oltre che di prodotti agroalimentari.
Le risorse umane impiegate, con diversi livelli di preparazione ed esperienza, operano sotto il coordinamento di personale professionale altamente qualificato e diplomato alla Scuola agraria del parco di Monza. Nel team lavorano anche agronomi, botanici ed educatori sociali.
L’obiettivo di Opera in fiore è quello di lottare contro il razzismo, i pregiudizi e la discriminazione, promuovendo l’inclusione sociale, il rispetto della giustizia e, parallelamente, quello dell’ambiente. A Milano, in via Ettore Ponti 13, la cooperativa gestisce una serra comunitaria in cui è vietato l’impiego di pesticidi tossici, mentre vengono “arruolate” le coccinelle che si nutrono dei parassiti nocivi per le piante.
“Questo progetto mi dà la possibilità di vivere”, racconta Paolo, uno dei giardinieri che ogni giorno si prende cura del verde nel capoluogo lombardo, con professionalità e passione. “Mi ha dato modo di crescere, ma soprattutto mi dà la possibilità di curarmi. Sembra banale, ma molti lavori ti obbligano a restare al chiuso, mentre lavorare nella natura ti permette di respirare”.
La non profit, che permette alle aziende di ottemperare alla Legge 68/99 per il diritto all’occupazione delle persone appartenenti alle categorie protette, collabora attivamente con una rete di imprese e realtà private, enti pubblici e organismi del terzo settore su scala locale, nazionale e internazionale.
Uno dei progetti gestiti dalla cooperativa è Borseggi, un laboratorio di sartoria nel carcere maschile di Milano-Opera, un vero e proprio brand che identifica i manufatti realizzati dai carcerati. Questi ultimi hanno così l’occasione di mettersi alla prova in attività di tipo artigianale, iniziando un percorso di economia circolare.
La nostra missione è l’inclusione sociale di persone svantaggiate attraverso il lavoro.
All’interno del giardino condiviso Milano green way, sotto la cerchia dei Navigli, è nato di recente Orto cucito, un progetto curato da Caterina Fumagalli che prevede la coltivazione di ortaggi, piante aromatiche, fiori edibili e la condivisione dello spazio con la cittadinanza attraverso laboratori artigianali, workshop didattici, masterclass, installazioni artistiche, meditazioni e passeggiate nel verde.
“Fino a qualche mese fa, la mia vita era completamente diversa”, confessa Barbara, una donna trans con un coraggio straordinario. “Ero una senzatetto come tante. Poi ho conosciuto qualcuno che, senza alcun tipo di pregiudizio, mi ha proposto di cambiare la mia vita con un lavoro. Tutto all’inizio mi è sembrato quasi una favola, finché, a poco a poco, mi sono resa conto che era la realtà”.
Là fuori ci sono tante persone che, come fiori, sono pronte a sbocciare. Hanno solo bisogno che qualcuno dia loro questa chance.
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