
L’Azerbaijan ha riconquistato il Nagorno-Karabakh. E la popolazione armena è in fuga per timore di subire una pulizia etnica.
In tutto il mondo si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà nei confronti della comunità Lgbt e delle vittime della stragi di Orlando.
La Tour Eiffel di Parigi, la Grand Place a Bruxelles. E ancora, Londra, Hong Kong, Roma, Milan, Bangkok, Seul. Il mondo intero si è stretto attorno a Orlando, la città teatro del massacro perpetrato da Omar Mateen, che ha aperto il fuoco uccidendo quarantanove persone e ferendone altre cinquantatré.
Le manifestazioni spontanee di solidarietà si sono moltiplicate nella giornata di ieri. Candele, disegni e bandiere della pace: simboli di una risposta umana ad un gesto disumano. Dal Messico a Madrid, da Berlino a Washington migliaia e migliaia di persone sono scese in strada per dire no alla violenza.
Sui social network, inoltre, l’hashtag #loveislove è rimbalzato di tastiera in tastiera, accanto a frasi di sostegno alla comunità gay, o sotto a fotografie di uomini e donne che si abbracciano. Allo stesso modo, le numerose associazioni che in tutto il mondo si battono per i diritti degli omosessuali hanno fatto sentire la propria voce: “Il nostro amore sarà sempre più forte del loro odio”.
In Francia, lo slogan “Je suis Charlie” inaugurato all’indomani della carneficina avvenuta nella redazione del settimanale Charlie Hebdo è stato rivisto nella formula “Je suis gay”. Inoltre, numerose manifestazioni sportive sono state l’occasione per minuti di raccoglimento, testimonianze simboliche e discorsi di sostegno alle famiglie delle vittime.
Purtroppo, però, non è mancato chi ha reagito nel peggiore dei modi. È il caso del candidato alle presidenziali americane Donald Trump, che ha sfruttato la strage per rilanciare la propria volontà di chiudere le frontiere. Mentre in Polonia – paese che in passato ha fatto parlare di sé per un orientamento decisamente ostile nei confronti dei gay – il silenzio dell’esecutivo è stato assordante: “Non sono in grado di reagire neppure di fronte ad una tragedia come quella di Orlando”, ha commentato Tomasz Baczkowski, presidente della Fondazione per l’Uguaglianza.
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