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Secondo il nuovo rapporto Oxfam, l’1% più ricco inquina in 1 anno quanto inquinerebbe in 1.500 anni una persona appartenente al restante 99% dell’umanità.
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” diceva lo zio Ben a Peter Parker, alias Spider Man. Peccato che quella celebre frase sia destinata a rimanere in una sceneggiatura, poiché la realtà è ben diversa. Le persone, le aziende e i paesi più ricchi e potenti stanno distruggendo il mondo con il loro enorme carico di emissioni di CO2, mentre le persone che vivono in povertà continuano a sperimentare sulla propria pelle gli effetti devastanti della crisi climatica.
Così potremmo sintetizzare i risultati dell’ultima analisi condotta dall’ong Oxfam e dallo Stockholm environment institute (Sei), diffuso a ridosso dell’inizio della prossima Cop28 a Dubai. In realtà non c’è bisogno di sintesi, dato che i numeri parlano da soli: nel 2019, l’1 per cento più ricco, in termini di reddito, della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia il 66 per cento della popolazione globale, due terzi dell’umanità. È un livello di disuguaglianza incredibile e mai raggiunto prima.
I dati presentati dipingono un quadro eloquente della situazione attuale: nel 2019, l’1 per cento più ricco del pianeta, composto da 77 milioni di persone, è stato responsabile del 16 per cento delle emissioni globali di CO2 derivanti dai consumi. Questa quota supera addirittura le emissioni prodotte da tutte le automobili in circolazione e dagli altri mezzi di trasporto su strada. In Italia, nello stesso anno, il 10 per cento più ricco della popolazione emetteva il 36 per cento in più rispetto al 50 per cento più povero. Le proporzioni sono ancora più sbilanciate se si considera che chi fa parte dell’1 per cento più ricco inquina in media in 1 anno quanto inquinerebbe in quasi 1.500 anni una persona appartenente al restante 99 per cento dell’umanità.
Questo significa che ogni anno, le emissioni dei super-ricchi annullano gli sforzi equivalenti all’impiego di quasi un milione di turbine eoliche per ridurre le emissioni di CO2. Nel 2030, le emissioni di CO2 dell’1 per cento più ricco saranno addirittura 22 volte superiori rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Parigi di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi.
Il rapporto non si limita a evidenziare la distribuzione iniqua delle emissioni tra diversi gruppi di reddito, ma riflette anche sugli impatti differenziati del cambiamento climatico per le diverse fasce della popolazione del pianeta. Inoltre, evidenzia le prospettive divergenti di sviluppo economico tra i paesi. In risposta a queste sfide, Oxfam propone l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, a carico di chi è al vertice nelle nostre società – come lo 0,1 per cento dei cittadini più ricchi – e cui sono associate emissioni più elevate.
“Per anni abbiamo lottato per creare le condizioni di una transizione giusta che ponga fine all’era dei combustibili fossili, salvare milioni di vite e il pianeta” ha spiegato Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. “Ma raggiungere quest’obiettivo cruciale sarà impossibile se non porremo fine alla crescente concentrazione di reddito e ricchezza che si riflette in disuguaglianze economiche sempre più marcate e contribuisce all’accelerazione del cambiamento climatico”.
Il panorama delineato da Oxfam è drammatico: a causa delle emissioni, l’1 per cento più ricco del mondo potrebbero causare 1,3 milioni di vittime entro il 2030. Solo un cambiamento immediato di rotta potrebbe evitare questa catastrofe, concentrandosi principalmente sull’obiettivo cruciale di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale. Un obiettivo che, senza responsabilizzare i principali inquinatori, rischia di restare irraggiungibile.
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