Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
L’Islanda è il paese con la minor differenza di trattamento tra donne e uomini al mondo per il quinto anno consecutivo secondo il Global gender gap report 2013, la classifica annuale sulla parità di genere stilata dal World economic forum (Wef). La Finlandia è seconda, la Norvegia terza. Svezia e Filippine completano le prime cinque
L’Islanda è il paese con la minor differenza di trattamento tra donne e uomini al mondo per il quinto anno consecutivo secondo il Global gender gap report 2013, la classifica annuale sulla parità di genere stilata dal World economic forum (Wef). La Finlandia è seconda, la Norvegia terza. Svezia e Filippine completano le prime cinque posizioni.
Cos’è il Global gender gap report
Il Global gender gap report del Wef cerca di misurare la parità e quindi mostrare le differenze di opportunità e trattamento tra donne e uomini analizzando quattro aspetti chiave della società: la salute (come ad esempio l’aspettativa di vita), l’accesso all’istruzione, la partecipazione e le opportunità economiche e l’impegno politico.
La differenza di genere in Italia
L’Italia si posiziona alla posizione numero 71 della classifica, dopo Cina (69) e Romania (70) e prima di Repubblica dominicana (72) e Vietnam (73). Non serve sottolineare che non si tratta di una posizione buona visto che la maggior parte dei paesi europei si trova nelle prime trenta e che il colore nella mappa (sopra) è giallo. Va detto, però, che nel 2012 l’Italia era all’80° posto. A parte i paesi scandinavi che fanno “gara” a sé, la Germania è al posto numero 14, la Spagna al 30, la Francia al 45.
La sfera economica è quella che ci penalizza di più perché ci vede al 97° posto al mondo. Le donne italiane sono molto discriminate sul lavoro perché non ricevono lo stesso stipendio degli uomini per posizioni simili, hanno un reddito generalmente inferiore e coprono ruoli manageriali e di direzione la metà delle volte degli uomini. Forse anche in seguito alle ultime elezioni politiche, la sfera dedicata all’impegno politico è decisamente migliorata e ci vede al 44° posto (dal 71° del 2012).
L’andamento regionale
Se si guarda alle macroregioni, quella con la performance migliore è il Nordamerica che ha colmato il 74 per cento delle differenze di genere anche se l’Europa è riuscita a mettere ben sette paesi nelle prime dieci posizioni, mentre la peggiore è quella che racchiude il Medio Oriente e i paesi nordafricani con il 54 per cento.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Sono passati 10 anni da quando l’Onu ha fissato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inizia il countdown: ASviS fa il punto della situazione.
Tra inflazione e tagli agli aiuti, i progressi per azzerare la fame nel mondo sono ancora troppo lenti. Lo testimonia il rapporto Sofi2025.
Il futuro dei nomadi dell’India, i Fakirani Jat e i Rabari, è incerto. Tra tensioni geopolitiche e un clima che cambia, il patrimonio antropologico delle popolazioni nomadi è a rischio.
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
Descritto dai dati delle piattaforme Microsoft, il lavoro d’ufficio è un flusso incessante di mail, riunioni e notifiche che soffocano la concentrazione.
La pista da bob di Cortina, dopo mesi di polemiche, è stata effettivamente costruita. Il commissario di Governo Simico racconta come ha portato in porto il progetto.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.