Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Due posizioni guadagnate nel giro dodici mesi. L’Italia sale dal 71 al 69esimo posto nella classifica mondiale sulla parità di genere (Global gender gap index 2014) redatta ogni anno dal World economic forum (Wef). Nonostante questo, resta un paese dove le donne partecipano poco allo sviluppo economico e anche uno di quelli dove il gap nella
Due posizioni guadagnate nel giro dodici mesi. L’Italia sale dal 71 al 69esimo posto nella classifica mondiale sulla parità di genere (Global gender gap index 2014) redatta ogni anno dal World economic forum (Wef). Nonostante questo, resta un paese dove le donne partecipano poco allo sviluppo economico e anche uno di quelli dove il gap nella retribuzione, nel salario è tra i più alti al mondo.

Nord Europa sempre avanti
La classifica prende in considerazione 142 paesi. Le prime quattro posizioni non sono cambiate: Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia sono i paesi dove la differenza tra uomo e donna è minore. La Danimarca è quinta, e prende il posto delle Filippine, ora al nono posto. Un dominio dei paesi dell’Europa settentrionale, dunque, e dal quale sarebbe opportuno imparare qualcosa. Colpisce anche l’ingresso nelle prime dieci posizioni del Ruanda (7).
L’Italia ha guadagnato parecchie posizioni per quanto riguarda la presenza di donne in parlamento, passando dalla posizione numero 44 alla 37. Ma va male, peggio dello scorso anno dal punto di vista della partecipazione delle donne nell’economia (da 97 a 114).
La parità, tra 81 anni
Gli Stati Uniti tornano nella top 20 guadagnando tre posizioni mentre la Cina ne perde quasi venti passando dalla 69 alla 87esima posizione.
In nove anni, dal 2006 al 2014, la diseguaglianza tra uomini e donne nel mondo su una scala da 0 a 100 (dove 100 è il massimo) è passata da 56 a 60. A questo ritmo, il gap di genere verrà colmato definitivamente nel 2095, tra 81 anni.
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