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Per tre città italiane la cultura diventa strumento di rinascita e ripartenza: Parma, Bergamo e Brescia puntano sulle proprie eccellenze per il rilancio economico e sociale dopo la pandemia.
Parma ha ancora la sua occasione: sarà Capitale italiana della cultura anche per il 2021 grazie alla misura che proroga il titolo, inserita nel Decreto rilancio del governo. Una piccola consolazione per l’amministrazione comunale e per tutti i cittadini coinvolti, prima nella candidatura, e poi nell’organizzazione di un anno intero di eventi e iniziative che avrebbero dato grande visibilità alla città emiliana.
Insieme a questa buona notizia è arrivata anche quella della candidatura congiunta di Bergamo e Brescia per l’edizione 2023. Le due città, tra le più colpite dal coronavirus, si uniscono dimenticando la storica rivalità per un obiettivo comune: rialzarsi e trasformare, per quanto possibile, la terribile esperienza vissuta in un’opportunità. Per tutte e tre le città italiane si riparte dalla cultura.
#Bergamo e #Brescia lanciano, insieme, la propria candidatura a Capitale italiana della Cultura 2023.
Le città più ferite dall’epidemia si prendono per mano e scommettono sulla cultura per la loro rinascita. Un messaggio di fiducia che vorremmo condividere con tutto il Paese. pic.twitter.com/9xMyFvYHZC— Giorgio Gori (@giorgio_gori) May 15, 2020
La cultura come motore per la rinascita. Sembra la strada giusta, intrapresa grazie al parere positivo espresso dal Governo e dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, che hanno accolto l’istanza di un’intera regione che chiedeva l’estensione della nomina di Parma Capitale italiana della cultura. La richiesta infatti era stata avanzata dalla Città di Parma insieme a Piacenza e Reggio e alla Regione Emilia Romagna, e sostenuta anche dalle altre città candidate per il 2021, che hanno convenuto nel far slittare la propria candidatura all’anno successivo.
Soddisfatto l’assessore Michele Guerra che ha affermato: “Il concetto di prolungamento è importante perché significa che Parma 2020 non si ferma, ma diventa Parma 2020 – 2021; abbiamo la possibilità di riorganizzare e ripartire. Con prudenza e attenzione lavoriamo per riorganizzare il programma e portare a compimento ciò che non abbiamo potuto realizzare quest’anno”.
“In giugno” – afferma il coordinatore di Parma 2020 Francesca Velani – “saremo pronti con il nuovo programma delle attività e presenteremo un calendario che proporrà tra il 2020 e il 2021 sia le molte attività rimaste in sospeso, sia nuove riflessioni, scaturite proprio da questo periodo difficile, che ha visto e sta vedendo la cultura in prima linea combattere contro lo smarrimento e le difficoltà causate da questa terribile emergenza”.
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Il pensiero comune è quello che senza cultura non potrebbe esserci una vera ripartenza. Non solo a Parma, ma in tutto il paese che eccelle in quest’ambito, spesso senza esserne nemmeno consapevole. Lo sforzo e le energie di tutti sono state convogliate allo scopo di non vanificare il grande lavoro fatto per dare lustro a Parma, alle sue tante eccellenze e peculiarità e realtà che operano in ambito culturale.
Le divide una rivalità antica, non solo calcistica, eppure in questo momento difficile hanno saputo collaborare e unirsi per tentare di rialzarsi, insieme e di pensare al futuro in modo propositivo. Così Bergamo e Brescia annunciano la loro candidatura condivisa per diventare Capitale italiana della cultura 2023: una buona notizia che dimostra quanto queste due città abbiano voglia di ripartire e di farlo valorizzando le proprie eccellenze.
Il Ministero avverte che l’assegnazione del 2022 avverrà tra le candidature già avviate per la Capitale 2021, mentre l’edizione seguente vedrà come protagoniste, tra le altre, le due città lombarde, tra le più colpite dalla pandemia di coronavirus.
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Ad annunciarlo sono stati i due sindaci delle città: Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo ha scritto: “Le città più ferite dall’epidemia si prendono per mano e scommettono sulla cultura per la loro rinascita. Un messaggio di fiducia che vorremmo condividere con tutto il Paese”. Mentre Emilio del Bono, sindaco di Brescia, ha dichiarato: “Brescia e Bergamo si meritano di ripartire, ricordando chi non c’è più, rilanciando la forza di queste nostre comunità ma anche la bellezza della Leonessa d’Italia e della Città dei Mille”.
Questa collaborazione ha certamente un valore fortemente simbolico, ma è a tutti gli effetti un progetto concreto che per avere successo e portare alla nomina di Capitale italiana della cultura 2023, dovrà mettere in campo risorse, idee e volontà. Tutte cose che possono costituire la spinta giusta per riprendersi dopo questi mesi di crisi sanitaria, economica e sociale che hanno visto la cultura messa da parte.
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