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L’iniziativa di Patagonia mira a garantire retribuzioni più congrue per i lavoratori impiegati nella produzione di capi di abbigliamento.
Lo sfruttamento dei lavoratori nel settore dell’abbigliamento è una piaga ancora diffusa in molte aree del pianeta. Da tempo i grandi marchi della moda occidentali hanno dismesso i propri stabilimenti e si riforniscono da piccole fabbriche, perlopiù in Asia, dove il costo del lavoro è estremamente basso. Patagonia, l’azienda di abbigliamento outdoor fondata da Yvon Chouinard, ha scelto però di andare in un’altra direzione. Il marchio californiano ha infatti lanciato una linea di costumi da bagno etici, realizzati senza sfruttare i lavoratori.
Patagonia diventa quindi la prima azienda a produrre la propria linea di costumi da bagno per uomo e donna, chiamata Swim&Surf, in stabilimenti interamente certificati Fair Trade. L’obiettivo del marchio di certificazione Fair Trade è di garantire migliori condizioni di vita per i produttori dei paesi in via di sviluppo. Per ottenere la certificazione gli stabilimenti devono infatti dimostrare di essere conformi a un severo standard di regole ambientali e sociali in grado di garantire condizioni di lavoro eque e sicure.
Oltre a commissionare i propri capi di abbigliamento solo a stabilimenti che garantiscono il rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, per ogni costume realizzato Patagonia verserà un bonus in denaro ai lavoratori. Il premio verrà versato direttamente su un conto intestato agli operai. “Fair Trade è uno dei primi strumenti da noi utilizzati per aumentare la retribuzione degli operai che realizzano i prodotti Patagonia – si legge in una nota dell’azienda californiana – per migliorare la loro qualità di vita e permettergli di ottenere un salario di sussistenza effettivo”.
In questo modo Patagonia, che non è proprietario degli stabilimenti con cui collabora, riesce ad assicurarsi che le retribuzioni dei lavoratori siano adeguate. “Poiché i dipendenti sono attivamente coinvolti, comprendono e apprezzano ciò che Fair Trade può fare concretamente – ha commentato Thuy Nguyen, responsabile di Patagonia per la responsabilità socio-ambientale. – Pochi programmi sociali hanno un impatto così profondo e determinante”.
Patagonia ha iniziato nel 2014 a realizzare capi certificati Fair Trade. Inizialmente sono stati prodotti solo dieci modelli certificati, realizzati tutti nello stesso stabilimento, appena due anni dopo sono stati realizzati 192 capi di abbigliamento prodotti in sei fabbriche diverse. Il prossimo obiettivo dell’azienda, fissato per l’autunno 2017, è di mettere in vendita circa trecento modelli Fair Trade confezionati in tredici differenti stabilimenti.
Il sistema di bonus utilizzato da Patagonia è già in vigore e ha dato risultati concreti. A maggio 2016 oltre settemila persone impiegate nelle fabbriche e negli stabilimenti che confezionano capi di abbigliamento Patagonia hanno beneficiato del programma e hanno guadagnato complessivamente 430mila dollari extra grazie alla partecipazione al programma Fair Trade.
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