Una tragedia annunciata: il peggior naufragio di migranti del 2020

Nel naufragio davanti alla Libia sono morti almeno 45 migranti. Intanto ci sono più di 450 persone nel Mediterraneo dirette in Europa.

Sono al momento quarantacinque. Provenivano da Senegal, Mali, Ciad, e Ghana. Fra loro c’erano anche cinque bambini. Sono i morti finora accertati del peggior naufragio – noto – del 2020 avvenuto il 17 agosto nel Mediterraneo al largo delle coste della Libia. È quanto afferma l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) in un tweet in cui insieme all’Unhcr, l’agenzia Onu per i Rifugiati, avverte: “Senza un’operazione di soccorso dedicata e un meccanismo per gli sbarchi guidati dall’Unione Europea, altre vite andranno perse nel Mediterraneo”.

I numeri dei migranti nel Mediterraneo da inizio anno

Altre trentasette persone sono state soccorse dai pescatori al largo delle coste nordafricane e sono state portate indietro nei centri di detenzione libici. L’Oim fa sapere che il naufragio in cui hanno perso la vita almeno 45 persone è stato causato dall’esplosione del motore dell’imbarcazione al largo della costa di Zuara.
Intanto almeno altre quattro imbarcazioni con a bordo 450 migranti hanno fatto perdere le loro tracce nel Mediterraneo centrale nelle ultime ore. Una di queste imbarcazioni è stata localizzata nell’area di ricerca e soccorso libica. A bordo ci sono almeno 100 migranti. A lanciare l’allarme è la Ong Alarm Phone.

Tra partenze, soccorsi sempre più carenti e tragedie quali sono i numeri di questo 2020? Dal primo di gennaio al 19 agosto sono 36.221 i migranti giunti in Europa via mare. Il dato fa segnare un aumento del 13 per cento rispetto all’anno precedente. Sono invece 444 le persone morte, i cui corpi sono stati trovati, nel tentativo di arrivare nel Vecchio continente. Intanto sono almeno settemila migranti intercettati dalla guardia costiera libica e riportati nei campi di detenzione. In Italia i dati del Viminale al 19 agosto riportano nel 2020 sono 16.712 i migranti sbarcati, il quadruplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

L’accordo Italia-Europa-Tunisia serve?

Degli sbarchi denigranti in Italia il gruppo nazionale più rappresentato è quello tunisino con oltre 6.500 sbarchi. Così lunedì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, insieme a due commissari dell’Ue erano in Tunisia per incontrare Kais Saied che tende la mano all’Italia e all’Europa in cambio di un accordo sulla gestione dei flussi dei migranti ed una cifra di 11 milioni di euro. All’apparenza molti ma necessari al massimo per un restyling delle imbarcazioni della guardia costiera. Una goccia d’acqua nel mare in cui muoiono centinaia di migranti.

Intanto in Libia spirano venti di guerra: sono infatti atterrati in contemporanea ai ministri italiani ma a Tripoli, Halusi Akar, ministro della Difesa della Turchia e Khalid al Attyha, ministro della Difesa del Qatar. Scopo della vista congiunta è dichiaratamente il potenziamento del contingente militare che i due paesi hanno dislocato attorno a Sirte e al Jufra, in aiuto alle milizie di Misurata, in vista di un’offensiva per riconquistare i due nodi strategici fondamentali.

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Migranti nel mar Mediterraneo © Francesco Malingri / Mediterranea

Non si fa abbastanza per evitare i naufragi

Nonostante gli incontri e gli stanziamenti, dinnanzi all’ennesimo e tragico incidente arriva l’appello dell’Oim affinché si riveda l’approccio degli Stati alla gestione dei soccorsi nel Mediterraneo: “È necessario rafforzare con urgenza le attuali capacità di ricerca e soccorso volte a rispondere alle richieste di soccorso. Si continua a registrare l’assenza di programmi di ricerca e soccorso dedicati e a guida Ue. Temiamo che senza un incremento immediato delle capacità di ricerca e soccorso, ci sia il rischio che si verifichino disastri analoghi a quelli accaduti prima del lancio dell’operazione Mare Nostrum”.

All’appello le agenzie dell’Onu aggiungono che “le imbarcazioni delle Ong hanno svolto un ruolo fondamentale nel salvataggio di vite umane in mare a fronte di una drastica riduzione degli interventi condotti dagli Stati europei. L’imperativo umanitario che impone di salvare umane non dovrebbe essere ostacolato da restrizioni legali e logistiche”.

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Uno dei salvataggi in mare da parte delle Ong © David Ramos/Getty Images

People saving people

Restrizioni legali e logistiche che troppo spesso hanno portato gli sos di chi naufraga a perdersi tra le onde. Proprio per sostenere e realizzare attività di soccorso e salvataggio è stata presentata l’associazione ResQ – People saving people ha deciso mettere in cantiere una nuova nave tutta italiana per soccorrere i naufraghi, e testimoniare quanto accade a poche miglia dalle nostre coste. Questa imbarcazione, che dovrebbe essere attiva entro ottobre, prevede un equipaggio di circa 10 persone per il funzionamento, e 9 tra medici e infermieri, soccorritori, mediatori giornalisti e fotografi. Due gommoni veloci invece, assicureranno gli avvicinamenti alle imbarcazioni in difficoltà e il salvataggio dei passeggeri.

Intanto ieri è tornata in mare a Barcellona la nave Astral di Open Arms che tra qualche giorno raggiungerà i Mediterraneo centrale tra qualche giorno e “dove saremo operativi per una missione di osservazione, salvataggio e denuncia”, scrive in una nota l’Ong. A bordo ci sarà anche l’italiano Riccardo Gatti a cui si devono, oltre che centinaia di salvataggi, anche la prima inchiesta giudiziaria contro una nave mercantile italiana coinvolta in un respingimento illegale verso la Libia.

Il virus italiano: il razzismo

Un ostacolo difficile da superate in Italia, perché né legale né logistico, è invece quello della retorica del contagio da coronavirus “d’importazione” – che prende di mira i migranti dimenticando che L’Iss ha dichiarato in questi giorni che solo il 3-5 per cento dei contagi da Covid-19 di oggi arrivano dai migranti mentre il 25-40 per cento derivano dai concittadini che ritornano dai viaggio all’estero – è la manifestazione della xenofobia nel nostro Paese. Un’altra espressione prende invece forma nei tanti insulti e nelle aggressioni razziste rivolte incondizionatamente a italiani e migranti di colore nel paese che hanno raggiunto livelli preoccupanti in queste ultime settimane.

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