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Con il veliero Trotamar III si allarga la flotta di navi civili di ricerca e soccorso di persone migranti nel Mediterraneo. “Navighiamo contro la fortezza Europa”.
C’è una nuova imbarcazione attiva nella ricerca e soccorso di persone migranti nel Mediterraneo. Si chiama Trotamar III e tra poco si unirà alla flotta di navi civili operanti lungo la rotta centrale del Mare Nostrum. La partenza per la zona di ricerca e soccorso italiana nell’ambito di una prima missione era prevista per lunedì 21 settembre dal porto di Licata, nella Sicilia meridionale, ma è stata posticipata a domani, venerdì 25 agosto. Nel frattempo, si è proceduto con la ricerca dell’equipaggiamento necessario al soccorso – complessivamente, la Trotamar III dovrebbe salpare con a bordo 230 giubbotti di salvataggio – e con l’addestramento dell’equipaggio.
Il veliero, lungo circa 13 metri, è stato messo in mare dalla ong tedesca People in motion. Si unirà alla flotta di navi civili che forniscono assistenza alle imbarcazioni in difficoltà provenienti soprattutto da Tunisia e Libia. Nel Mediterraneo centrale sono già attive navi come Astral, Nadir, Imara, operanti sulla rotta che congiunge le coste tunisine al porto italiano di Lampedusa: “Lavoreremo in concerto con le autorità, intervenendo in mare aperto qualora dovessimo imbatterci in imbarcazioni in difficoltà o al seguito di segnalazioni forniteci dalle autorità”, ha detto a LifeGate Katja Tempel, operatrice sociale e responsabile della ong Compass Collective, che sostiene le missioni della Trotamar III. A seconda delle coordinate del soccorso, la Trotamar III svolgerà manovre per stabilizzare le imbarcazioni accompagnandole fino alla terra ferma, oppure recupererà direttamente le persone a bordo nel caso in cui vi sia un pericolo di naufragio. “Nel peggiore dei casi porteremo le persone a bordo, il tutto in ottemperanza al dovere di aiutare le barche in pericolo in mare seguendo il diritto internazionale del mare e in stretta collaborazione con le autorità italiane”.
Trattandosi di un’imbarcazione civile, è stato necessario dotare l’equipaggio di tutte le conoscenze necessarie per effettuare le attività di navigazione e ricerca in mare. Il gruppo è formato da 6 persone di età compresa tra 27 e 67 anni, tutti volontari o attivisti. L’addestramento è durato all’incirca una settimana. Non tutti erano in grado di manovrare una nave, mentre solo due persone possedevano esperienze pregresse di ricerca e salvataggio: “L’equipaggio non vedeva l’ora di iniziare l’addestramento per le manovre di navigazione e salvataggio”, continua Tempel. “Durante la preparazione hanno scoperto quali sono le paure e le sofferenze e quali sono i modi per affrontarlo: di cosa ha bisogno ogni persona in situazioni di stress estremo e quali sono i comportamenti utili che il resto dell’equipaggio deve tenere”.
La ong Compass Collective si è formata nel Wendland, nella Germania settentrionale, un territorio che da parecchi anni è sede di un nutrito fronte di protesta anti-nucleare. La ong è partita da quell’esperienza e ora ha deciso di ampliare il proprio raggio d’azione, arrivando fino alle operazioni di salvataggio in mare. In base a quanto dichiarato sul proprio sito, la ong punta a “proteggere le persone che fuggono attraverso il Mediterraneo, documentare le violazioni dei diritti umani lungo la rotta del Mediterraneo centrale e attirare l’attenzione sulla sorte delle persone in fuga e sulla catastrofe umanitaria nel Mediterraneo”. “Navighiamo contro la fortezza Europa – conclude Tempel – navighiamo per la dignità delle persone, non solo per le persone in movimento, ma anche per preservare la nostra stessa dignità; navighiamo per la libertà di movimento”.
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