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Ha attraversato il mondo in vespa, partendo da Torino per arrivare a Tokyo. L’intervista a Pepe Gaka, il trentacinquenne artista italiano autore del murales più alto in Asia.
Giuseppe Percivati, in arte Pepe Gaka, è nato a Torino nel 1985. Il nome d’arte “è più una necessità che altro. All’estero il mio nome e cognome sarebbero troppo difficili da pronunciare e scrivere, così ho scelto Pepe, comune soprannome per Giuseppe, e Gaka come cognome, che vuol dire pittore in giapponese”.
Per amore, nel 2009, è partito da Torino in vespa alla volta di Tokyo. “La mia fidanzata dell’epoca era una ragazza giapponese che studiava italiano a Torino. Le avevo promesso che sarei venuto in Giappone in Vespa. Ed ho mantenuto la promessa, anche se poi in seguito la storia con lei non è continuata”. La sua vespa è adesso nel museo del Tokyo Vespa fan club e ha raccontato il viaggio sul suo blog. Un modo per tenere aggiornati amici e parenti durante la sua odissea.
Ti definisci madonnaro. Qual è la tua formazione artistica e i tuoi modelli di ispirazione?
Sì, posso dire che ho cominciato a essere un pittore a tempo pieno, “professionista” in quanto divenne il mio unico lavoro, come madonnaro, in Australia, dalla fine del 2011 al 2016. Poi ho iniziato a dedicarmi ai murale.
Fare il madonnaro e riprodurre i quadri su tela in pubblico, replicando al meglio dipinti di grandi maestri del passato quale Caravaggio, Kramskoi, Michelangelo, Mucha, Waterhouse, Dicksee, e molti altri, mi ha permesso di imparare da ognuno di essi qualcosa, che ho poi potuto infondere nei miei murale.
Come esprimi il rapporto tra essere e umano e natura nelle tue opere?
Cerco sempre di inserire entrambi, in quanto l’essere umano è centrale dal mio punto di vista, che non vedo semplicemente come un animale evoluto ma più come un essere “divino”, in quanto creato a somiglianza di Dio, decaduto.
La natura nelle grandi città è sempre meno presente. Sempre meno le persone hanno contatti diretti con animali o piante, quindi penso sia necessario abbellire i muri delle città con scene che riportino ad un ambiente più selvaggio e naturale.
Hai vissuto in diversi paesi nel mondo. Qual è il paese da cui hai avuto più stimoli creativi e quello a cui sei più legato?
Sinceramente, ho trovato della bellezza in ogni paese. Certamente se dovessi sceglierne uno, direi il Giappone.
Come si sviluppa il tuo processo creativo e come trovi i palazzi per realizzare le tue opere?
Diciamo che sono un artista “su commissione”. I miei murale vengono influenzati da vari elementi: il tipo di superficie, le dimensioni e proporzioni, la presenza di elementi architettonici quali porte e finestre, i tipi di palazzi adiacenti e il quartiere e città dove il murale verrà fatto.
Lo scorso anno hai dipinto il murale più alto in Asia, a Karachi, in Pakistan: 87,5 metri di altezza. Com’è iniziata questa collaborazione?
Il murale è venuto quasi per caso. All’inizio non si pensava di puntare a realizzare il murale più alto di tutta l’Asia, ed il primo o secondo murale al mondo per altezza. Tramite il consolato italiano a Karachi e un’organizzazione chiamata I Am Karachi che promuove eventi simili, siamo riusciti a realizzarla in tempi record.
Progetti futuri?
Molti, non solo legati ai murale, ma sempre legati all’arte. In generale, continuare a fare murale in giro per il mondo, ed essere sereno.
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