Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
La giunta birmana ha deciso di effettuare il primo censimento della popolazione da oltre trent’anni, dal 1983. Le operazioni sono cominciate, su suggerimento delle Nazioni Unite, tra il 30 e il 31 marzo e dovrebbero richiedere 12 giorni di lavoro di migliaia di insegnanti e funzionari del governo. Gli abitanti sono chiamati a rispondere
La giunta birmana ha deciso di effettuare il primo censimento della popolazione da oltre trent’anni, dal 1983. Le operazioni sono cominciate, su suggerimento delle Nazioni Unite, tra il 30 e il 31 marzo e dovrebbero richiedere 12 giorni di lavoro di migliaia di insegnanti e funzionari del governo.
Gli abitanti sono chiamati a rispondere a 40 domande, comprese alcune dedicate all’etnia di appartenenza e alla religione. Queste rischiano di essere quelle più delicate e causare momenti di tensione perché le persone che si dichiarano o si pensa appartengano all’etnia rohingya ed altri gruppi etnici minoritari non potranno rispondere al questionario o rischiano di essere dimenticati perché difficilmente identificabili.
La decisione di escludere i rohingya è stata presa dal governo centrale e giustificata con la contrarietà espressa dalla popolazione buddista che non li considera connazionali, bensì bengalesi. Il censimento dunque rischia di essere parziale e di non svelare il numero effettivo di persone che vivono all’interno del territorio birmano che si stima essere superiore a 60 milioni.
A partire dal 2012, la Birmania ha deciso di cambiare e di intraprendere un percorso politico transitorio. Negli ultimi anni la giunta al potere ha messo in atto pratiche autoritarie volte a reprimere ogni forma di opposizione politica. Il censimento funge da ponte verso le elezioni del prossimo anno che, a loro volta, saranno il primo vero test dell’avvenuta transizione democratica.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Sono passati 10 anni da quando l’Onu ha fissato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inizia il countdown: ASviS fa il punto della situazione.
Tra inflazione e tagli agli aiuti, i progressi per azzerare la fame nel mondo sono ancora troppo lenti. Lo testimonia il rapporto Sofi2025.
Il futuro dei nomadi dell’India, i Fakirani Jat e i Rabari, è incerto. Tra tensioni geopolitiche e un clima che cambia, il patrimonio antropologico delle popolazioni nomadi è a rischio.
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
Descritto dai dati delle piattaforme Microsoft, il lavoro d’ufficio è un flusso incessante di mail, riunioni e notifiche che soffocano la concentrazione.
La pista da bob di Cortina, dopo mesi di polemiche, è stata effettivamente costruita. Il commissario di Governo Simico racconta come ha portato in porto il progetto.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.