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L’Eni ammette lo sversamento di petrolio nelle terre lucane e lascia entrare gli ispettori ambientali per capire il livello di emergenza in Val d’Agri, in Basilicata.
Dopo aver annunciato il 18 aprile “la chiusura temporanea del Cova (Centro olio Val d’Agri)” di Viggiano, in provincia di Potenza, e aver avviato le “procedure per il fermo dell’impianto”, la compagnia petrolifera italiana Eni ha di fatto ammesso di aver causato lo sversamento di oltre 400 tonnellate di petrolio nei terreni all’interno e all’esterno del centro oli della Basilicata tra agosto e novembre 2016.
E lo ha fatto il 4 maggio al tavolo di lavoro sul Cova convocato dal ministero dell’Ambiente e guidato dal direttore generale Giuseppe Lo Presti, al quale hanno partecipato, oltre a Eni, l’assessore della regione Basilicata Francesco Pietrantuono, il direttore Stefano Laporta dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’Arpa della Basilicata (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e dell’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse per conto del ministero dello Sviluppo economico. Il risultato del tavolo, secondo quanto riportato dal sito del ministero, è “un’ispezione straordinaria nel Centro olio Val d’Agri per verificare le azioni poste in essere dall’Eni per far fronte alla situazione di emergenza che si è creata a seguito dello sversamento di idrocarburi”. Le ispezioni verranno effettuate da Ispra e Arpa Basilicata nei prossimi giorni.

A seguito dell’incontro, il presidente della Basilicata Marcello Pittella ha convocato per l’8 maggio una conferenza stampa “nell’ottica della massima trasparenza e per continuare il dialogo intrapreso con i giornalisti” dedicata ai “temi dell’ambiente e delle estrazioni petrolifere”. Per l’occasione verrà anche fatto il punto sulle misure di emergenza messe in atto dopo lo sversamento di greggio che ha portato la regione ad adottare la sospensione delle attività del Cova.
L’Eni è operatore della concessione Val d’Agri per il 60,77 per cento (il resto è in mano a Shell). La Basilicata ha rappresentato nel 2012 il 30 per cento della produzione petrolifera Eni in Italia. La produzione, fino alla chiusura, era pari a 85mila barili di petrolio al giorno, con una produzione massima autorizzata di 104mila barili al giorno di petrolio, in base a un accordo del 1998 tra Basilicata e Eni. Gli investimenti complessivi dei petrolieri in Val d’Agri dall’inizio dell’attività negli anni Ottanta ad oggi ammontano a circa 3 miliardi di euro per 340 milioni di barili. Nonostante ciò, la Basilicata rimane una delle regioni economicamente più depresse d’Italia con un alto tasso di disoccupazione.
L’area è stata al centro dello scandalo che portò alle dimissioni del ministro Federica Guidi e a vari arresti per illleciti.
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