Come il coronavirus fa scoprire agli americani la dieta vegetariana

A causa dell’epidemia, numerosi macelli negli Stati Uniti hanno chiuso i battenti. E la carne è ormai contingentata nei supermercati.

La carne è un bene via via più difficile da trovare negli Stati Uniti. A causa del coronavirus, infatti sono stati temporaneamente chiusi numerosi macelli su tutto il territorio americano. Così, le catene di approvvigionamento di negozi e supermercati sono sempre più in difficoltà. Tanto che in molti casi le vendite di bistecche o salsicce sono state contingentate dalla grande distribuzione organizzata: ciascun cliente ha un tetto massimo di acquisti possibili.

Restrizioni alla vendita di carne nella grande distribuzione

Ad esempio, il gruppo Costco – diffuso in tutti gli Stati Uniti con 400 punti vendita – ha imposto restrizioni alla vendita di manzo, maiale e volatili: massimo tre articoli a testa, ha precisato l’azienda. Scelte simili sono state effettuate dalla catene Kroger e Wegmans.

Inoltre, alcune catene di fast food non servono più hamburger in numerosi dei loro ristoranti, secondo quanto riferito dalla stampa internazionale. È il caso della Wendy’s, tra le prime a subire il contraccolpo della chiusura dei macelli in ragione del fatto che nelle proprie cucine usa carne fresca e non surgelata.

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Centinaia di ristoranti della catena americana di fast food Wendy’s non propongono più hamburger ai propri clienti per via della chiusura dei macelli dovuta al coronavirus © Joe Raedle/Getty Images

Così, nelle diete dell’americano medio cominciano ad aumentare verdure e prodotti a base vegetale. Una buona notizia e una speranza per il futuro, anche in considerazione del pesantissimo impatto del consumo di carne in termini di emissioni di gas ad effetto serra e dunque di cambiamenti climatici? Dipende. Ad incidere infatti sono anche le scelte governative.

Donald Trump chiede ai macelli di rimanere aperti

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha infatti di recente firmato un decreto con il quale si chiede alle strutture nelle quali sono abbattuti gli animali e lavorata la carne di rimanere aperte. Mantenere la produzione resta tuttavia complicato per le imprese: dopo aver chiuso cinque siti, il colosso della carne Tyson Foods ha fatto sapere lunedì di prevedere nuovi stop in altre fabbriche. Ciò per via del notevole numero di dipendenti risultati positivi al Covid-19: in alcuni casi oltre la metà dei lavoratori di ciascuna struttura.

Il principale sindacato agricolo degli Stati Uniti, il Farm Bureau, ha spiegato infine che ad oggi la capacità di trasformazione della carne di maiale a livello nazionale è scesa del 20 per cento.

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