Congo, 13 ranger uccisi in un attacco nel parco nazionale di Virunga

Nell’attentato a un convoglio di civili scortato dai ranger, ad opera di una milizia ribelle Hutu, sono state uccise diciannove persone.

Il parco nazionale di Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, si conferma una delle aree protette più pericolose del pianeta. Negli ultimi venti anni nella più antica riserva naturale africana, nota per ospitare alcuni degli ultimi esemplari di gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei), sono stati assassinati quasi duecento ranger. Lo scorso 24 aprile, nella provincia del Nord-Kivu, si è verificato il più sanguinoso attentato nella storia del parco, che ha ucciso diciannove persone e provocato diversi feriti.

Ranger del parco di Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo
Attualmente,a causa della pandemia di Covid-19, il parco di Virunga è chiuso ai turisti per proteggere i gorilla dal coronavirus © Brent Stirton/Getty Images

L’attentato dei miliziani

Un convoglio di civili scortato da quindici ranger del parco, impegnato a trasportare viveri da Goma a Rumangabo, è stato attaccato da una sessantina di uomini armati, secondo quanto riferito da Cosma Wilungula, direttore generale dell’Istituto congolese per la conservazione della natura (Iccn).

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Gli attentatori fanno parte delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda, milizia di ribelli hutu responsabile di numerosi attentati terroristici e i cui leader sarebbero legati al genocidio del 1994. Nell’attacco avrebbero perso la vita diciannove persone, di cui tredici ranger, e diverse sarebbero rimaste ferite, alcune gravemente.

Gruppo familiare di gorilla di montagna nel parco di Virunga
Dopo aver sfiorato l’estinzione, la popolazione di gorilla di montagna è in lieve aumento. La chiusura del parco a causa del Covid-19 potrebbe però aggravare il bracconaggio e minare le risorse finanziarie dell’area protetta © Brent Stirton/Getty Images for WWF-Canon

Un attacco alla popolazione

“I ranger del parco non erano l’obiettivo dell’attacco, hanno perso la vita mentre cercavano di rispondere al fuoco in difesa della popolazione locale”, si legge in una nota diffusa dal parco di Virunga, che individua nei civili, e non nei ranger, l’obiettivo degli attentatori.

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Un parco in guerra

Il parco di Virunga, oltre ad ospitare una grande varietà di specie protette, come, oltre ai famosi gorilla, gli scimpanzé orientali (Pan troglodytes schweinfurthii), offre riparo alle milizie hutu, che controllano la parte sud-occidentale della riserva. I ribelli, che finanziano le proprie attività illegali grazie al bracconaggio e al traffico illecito di oro e legname, tengono in scacco la popolazione locale e hanno attaccato e rapito diversi turisti, costringendo il parco a rimanere chiuso per diversi mesi nel 2018 e a rafforzare le proprie difese.

Corso d'acqua nel parco di Virunga
Dal 2007 le autorità del parco gestiscono un fondo per sostenere le famiglie dei ranger uccisi in servizio © Brent Stirton/Getty Images for WWF-Canon

Il cordoglio dei ranger

Nell’aprile del 2018, cinque ranger e un autista sono stati uccisi in un agguato, probabilmente ad opera dello stesso gruppo criminale. Sono circa seicento i ranger che pattugliano i 7.800 chilometri quadrati del parco, rischiando quotidianamente la vita per proteggere il suo inestimabile patrimonio naturale.

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“Il parco nazionale di Virunga non è estraneo alla tragica perdita della vita, in particolare dei ranger – ha dichiarato Chris Galliers, presidente dell’International ranger federation (Irf) -. Tuttavia, ciò non diminuisce lo shock della comunità globale dei ranger alla notizia dell’insensata uccisione dei ranger che hanno rischiato la propria vita per difendere i civili”.

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